Quando la nostra terra viene venduta è naturale opporsi: Solidarietà tra le valli, solidarietà tra le lotte!

Postiamo di seguito un comunicato realizzato da parte di un compagno del Kollettivo Perlasca (Valsabbia) e invitiamo qualsiasi camuno interessato a partecipare al campeggio in difesa del Lago previso per il 3 e il 4 Agosto ad organizzarsi con noi per il viaggio!

Il Lago d’Idro, lago naturale di origine glaciale situato nell’alta Valle Sabbia, come buona parte dei laghi presenti sul nostro pianeta è sfruttato per scopi idroelettrici ed irrigui.
Per circa un secolo i due enti protagonisti, consorzi irrigui e produttori di energia elettrica, hanno utilizzato senza alcun riguardo l’acqua del lago tramite la costruzione di diverse opere idrauliche (una traversa e due gallerie rispettivamente per scopi irrigui ed idroelettrici) che ne permisero l’abuso; pretese che, però, grazie a diverse normative emanate negli ultimi anni si sono dovute inevitabilmente moderare.

Ovviamente la nostra opposizione non è dovuta all’utilizzo idroelettrico ed irriguo se gestito con moderazione!

Oggi bisogna far fronte ad un nuovo sviluppo della situazione. I consorzi irrigui rafforzati dall’unione con le numerose centrali idroelettriche private recentemente sorte lungo il corso del fiume Chiese, alla ricerca di maggiori profitti economici, spingono Regione Lombardia alla progettazione e costruzione di nuove opere che permetterebbero un’escursione (dislivello tra il limite massimo e quello minimo del lago) di 3,25m, escursione che provocherebbe inevitabilmente gravi danni all’ecosistema del lago. Non a caso gli altri laghi lombardi simili per origini al Lago d’Idro (Lago di Garda, Iseo, Como e Maggiore) hanno escursioni di 1m – 1,50m.
Regione Lombardia nel promuovere queste opere, tuttavia, afferma una cosa gravissima: ovvero che la terza galleria, la nuova traversa e lo scavo dell’alveo del fiume Chiese sono opere necessarie NON per ottenere l’escursione di 3,25 m, ma necessarie per mettere in sicurezza il territorio minacciato da una pericolosissima paleofrana (zona monitorata e dichiarata altamente instabile situata sull’incile del Chiese).
La paleofrana era certamente nota anche un secolo fa, quando gli ingegneri decisero di costruire sotto di essa una traversa e una galleria idraulica.
Ma solo dopo un secolo, solo ora che per utilizzi privati servono opere utili per un’escursione di 3,25 m, Regione Lombardia afferma che questa paleofrana è pericolosissima, che potrebbe franare da un momento all’altro e che le nuove opere sono necessarie non per gli utilizzi irrigui ed idroelettrici, ma per la sicurezza.

Il gravissimo problema è che Regione Lombardia afferma l’esatto opposto di ciò che è realmente la verità: in Italia c’è una norma che vieta la costruzione di dighe al piede di una frana (“norme tecniche per la progettazione e costruzione degli sbarramenti di ritenuta”, approvate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nel dicembre del 2009, al punto C4 citano: “è esclusa la fattibilità di dighe di qualsiasi tipo se sulle spalle dell’opera di sbarramento, anche a quote superiori al coronamento della diga, esistono condizioni di prevedibile pericolo di frane, tali da costituire pregiudizio per la sicurezza del serbatoio”), basti ricordare la tragedia del Vajont; persino scavare al piede di una frana è ovviamente un’azione gravemente pericolosa. Inoltre il territorio sub lacuale non è assolutamente in grado di sopportare la portata di acqua prevista dalla enorme terza galleria, oltretutto paradossalmente costruita attraverso le stesse formazioni del “San Giovanni Bianco” che causarono ingenti danni alla “Galleria degli Agricoltori” (galleria presente da circa ottant’anni utilizzata per scopi irrigui).

Sono curiosi tre ulteriori aspetti che in ognuno di noi dovrebbero far sorgere enormi dubbi.

Le opere progettate hanno un costo preventivo di 50 milioni di euro quando per mettere in sicurezza la paleofrana, il solo e reale pericolo, abbiamo i concreti progetti proposti dall’Università di Padova i quali comporterebbero il ridotto costo di 4 milioni di euro.
Regione Lombardia ha finora finanziato i comuni consenzienti col progetto con 10 milioni di euro; da quando un territorio che viene messo in sicurezza riceve oltretutto un indennizzo di tale cifra?!
Come dicevamo, le opere in progetto sono state propagandate all’insegna della “messa in sicurezza del Lago”; questo fino a pochi mesi fa. Infatti, una volta ottenuta la gran parte dei permessi necessari il progetto ha assunto il nuovo nome “Nuova Diga del Lago d’Idro”, nome che tra l’altro pare circoli tra le fila dei progettisti sin dalle origini.

Ormai da parecchi anni le “Associazioni in Difesa del Lago d’Idro” si battono strenuamente per la difesa dei propri diritti. Oggi anche Kollettivo Perlasca, collettivo studentesco autonomo valsabbino, entra a far parte di questa battaglia storica proponendo un CAMPEGGIO IN DIFESA DEL LAGO D’IDRO sabato 3 e domenica 4 agosto presso la struttura Idroland di Baitoni, frazione di Bondone (TN).

La situazione da fronteggiare in questo periodo particolarmente critico è più complicata rispetto a quella presente qualche anno fa, quando le associazioni ebbero una grande presa sulla popolazione locale ottenendo grandi risultati. Oggi i cittadini lacustri sono in particolar modo rassegnati dinanzi all’arroganza dimostrata dalle istituzioni e dalle lobbies degli agricoltori e aziende private.

Con l’inizio di questa estate il Kollettivo Perlasca e le Associazioni in Difesa del Lago d’Idro non si sono arresi riprendendo un intenso lavoro mirato sull’informazione dei cittadini locali, sperando di riaccendere in loro la fiamma della dignità.

Siamo stufi di opere con fini privati finanziate con soldi pubblici, di politicanti mafiosi arroganti!

Quando la nostra terra viene venduta OPPORSI è NATURALE!

NO PASARÁN!

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Alessandro Galeazzi

(Kollettivo Perlasca)