PRIMO MAGGIO: CORTEO ANTAGONISTA A BRESCIA, info su come raggiungerlo con noi dalla Valle Camonica!

GIOVEDI’ 1 MAGGIO 2014
BRESCIA – ore 9.00 Piazza Garibaldi
CORTEO ANTAGONISTA E DELL’OPPOSIZIONE SOCIALE
Contro austerity e precarietà, una sola grande opera: casa – reddito – salute – dignità per tutte e tutti!
#nojobsact #nopianocasa #stopsfratti #stopbiocidio #notav
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Come scendere dalla Valle Camonica?

Esistono varie soluzioni:
Treno: Partenza ore 6:55, arrivo alle 8:38. Fermate:

BRENO 06:55
CIVIDATE MALEGNO 07:01
COGNO-ESINE 07:05
PIAN DI BORNO 07:09
BOARIO TERME 07:13
DARFO-CORNA 07:18
PIANCAMUNO-GRATACASOLO 07:25
PISOGNE 07:31
TOLINE 07:35
VELLO 07:40
MARONE-ZONE 07:48

Per maggiori informazioni o soluzioni alternative (possibili posti in macchina) contattare la nostra pagina Facebook Collettivo Studentesco Camuno.
Potete inoltre contattare il numero: 3294229225


BRESCIA, PRIMO MAGGIO: CORTEO ANTAGONISTA E DEI MOVIMENTI CONTRO AUSTERITY E PRECARIETA’

Dopo il nuovo assedio ai palazzi del potere a Roma, quello del #12A, i movimenti contro austerity e precarietà hanno già rilanciato la mobilitazione nei territori partendo dal Primo Maggio di questo 2014. Il sesto dall’inizio della crisi. Sarà una giornata di mobilitazione che seguirà le direttrici tracciate a partire dal 19 Ottobre dello scorso anno e che si pone di riaffermare nei territori le parole d’ordine nette che oggi uniscono i movimenti contro la gestione neoliberista della crisi, contro la precarietà e contro le devastazioni ambientali; una sola grande opera: casa, reddito, dignità e salute per tutte e tutti. Una voglia di scendere in piazza, ed iniziare a riconquistare e costruire collettivamente presente e futuro, che ha ben chiaro il quadro di assoluta devastazione ed emergenza sociale che attanaglia il paese reale e chi è costretto a vivere la quotidianità della crisi, e non si fa certo abbindolare dalle velleità di rinnovamento che reggono il discorso renziano.

La disoccupazione è al 14% (quella giovanile prossima al 50%) e chi lavora è sempre più ostaggio di contratti precari quando non schiavistici. Ed è in questo, collaudato, percorso legislativo che si inserisce il jobs act del governo Renzi che, con la promessa di poche briciole, demolisce i diritti rimasti, sospende di fatto l’art. 18 per gran parte dei lavoratori e, non contento, taglia ulteriormente i fondi destinati alla sanità pubblica. Questo provvedimento non contiene nulla di innovativo, è la conclusione di un percorso di precarizzazione totale della forza lavoro e della vita delle persone e il coronamento di un sogno per tutti i padroni del paese (basti pensare alla possibilità di rinnovare praticamente all’infinito i contratti di apprendistato nei primi tre anni di rapporto lavorativo).

Sono sempre più numerose le persone che non riescono più a pagare gli affitti o i mutui e si ritrovano vittime dei pignoramenti o degli sfratti per morosità incolpevole che negli ultimi anni hanno subito un’impennata scatenando una vera e propria emergenza abitativa. Brescia è stata nel 2012 all’8° posto nella graduatoria con il più alto numero di sfratti. In risposta all’emergenza, aggravata dall’inesistenza di risposte concrete da parte delle istituzioni, i movimenti per il diritto alla casa si sono diffusi nell’ultimo periodo in tutta Italia realizzando ogni giorno picchetti antisfratto ed occupando centinaia di stabili lasciati sfitti e abbandonati alle speculazione immobiliare, dando un tetto a migliaia di persone (solo a Brescia, città di medie dimensioni, esistono 3 occupazioni abitative che danno un tetto a più di 80 persone).
Per il governo Renzi, però, il problema non è l’impossibilità di avere un tetto sopra la testa per vivere dignitosamente. Il problema è chi occupa le case abusivamente. Per questo ha presentato un “piano casa”, che sarebbe il decreto Lupi, che tutela i soli interessi dei privati, incoraggia la rendita, la svendita del patrimonio pubblico ed il consumo di suolo. Tra un regalo agli speculatori e l’altro inserisce inoltre l’articolo 5: una dichiarazione di guerra ai movimenti per il diritto alla casa. In questo punto, infatti, si vieta la concessione di utenze (acqua, luce e gas) e residenze alle occupazioni abusive.

Per non parlare del pluri-massacrato mondo della formazione che continua ad essere la fabbrica dei futuri lavoratori flessibili ed intercambiabili. Le prove invalsi, per citare un aspetto significativo, non sono altro che la consacrazione del modello scuola-azienda in cui, allo sviluppo di saperi critici, si contrappongono efficienza, produttività e competitività.

In particolare nel nostro territorio, poi, a tutte queste nocività sociali si aggiungono, con numeri da podio europeo, quelle ambientali: discariche, inceneritore, PCB, diossine, amianto, cromo nell’acqua, TAV e chi più ne ha più ne metta…

Il nostro Primo Maggio parlerà di tutto questo, ma con il punto di vista di tutti quei soggetti che han deciso di lottare per conquistare dignità e diritti sociali.

Un 1° Maggio, quello di quest’anno, che rischia di essere insozzato dalla fastidiosa provocazione dei neofascisti della compagine giovanile di Forza Nuova, Lotta Studentesca. Questi poveri deficienti, che ogni tanto cercano di riemergere dalla pattumiera della storia, hanno annunciato un “corteo contro la disoccupazione giovanile” dietro il quale nascondono le solite fregnacce razziste e liberticide in difesa dei valori tradizionali della patria, della famiglia e della religione (come se questi fossero una via d’uscita sensata dallo sfruttamento e dalla disoccupazione!!)

Naturalmente dichiariamo fin da ora che, a poche settimane dal 40esimo anniversario della strage fascista e di Stato di piazza della Loggia, e nella giornata storica di festa e lotta dei lavoratori internazionalisti, anticapitalisti e rivoluzionari, non accetteremo questa presenza.

PER UN PRIMO MAGGIO METICCIO, ANTAGONISTA, ANTICAPITALISTA, ANTIFASCISTA

PER UN PRIMO MAGGIO CONTRO AUSTERITY E PRECARIETA’

PER UNA SOLA GRANDE OPERA: CASA – REDDITO – SALUTE – DIGNITA’ PER TUTT*

GIOVEDI’ 1 MAGGIO – ore 9.00 PIAZZA GARIBALDI

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INDOTTRINAMENTO SCOLASTICO: COME DISTRUGGERE IL CONCETTO DI FORMAZIONE IN QUATTRO CONFERENZE

In molti avranno pensato che con i giornalisti di Sky Sport che l’anno scorso si presentarono all’Olivelli sputando le peggiori falsità sul mondo ultras e ritenendosi i salvatori del calcio (pur essendo una parte integrante del profitto e delle lobby che hanno distrutto questo sport), lo squallore delle conferenze da proporre agli studenti delle scuole superiori camune abbia raggiunto il massimo storico.
Bisogna tuttavia ricredersi dal momento che l’attuale annata ci ha riservato e ci riserverà incontri decisamente allo stesso livello, se non peggiori.
Nel corso dell’ultimo anno scolastico, infatti, il Liceo Camillo Golgi di Breno e l’ITSS Olivelli di Darfo sono stati teatro di penose (per non dire ridicole) conferenze, sostenute da antiabortisti/antieutanasisti, imprenditori del “Rotary Club”, rappresentanti della Banca di Valle Camonica e chi più ne ha più ne metta.
Questi incontri, che secondo le circolari avrebbero dovuto avere un scopo formativo ben definito (ad esempio quello di “orientare nel mondo del lavoro”), si sono dimostrati uno strumento di indottrinamento ideologico bello e buono.
Il primo di questi fatidici incontri, si è tenuto l’8 Dicembre presso il Liceo di Breno ed ha avuto come ospite il noto neurochirurgo Massimo Gandolfini, nonché “Consultore neurochirurgo della Sacra Congregazione per le Cause dei Santi presso la Santa Sede”.
La conferenza, dopo un breve momento di riflessione sulla bioetica e di spiegazione di definizioni di alcune patologie, si è rapidamente evoluta in un delirio mal argomentato e apertamente schierato contro l’aborto e contro l’eutanasia; senza lasciare alcuno spazio alle obiezioni di numerosi studenti che oltre a lecite domande sull’argomento, avrebbero voluto esprimere il loro dissenso riguardo a numerosi concetti sentenziati dal primario, tra i quali vogliamo ricordare, poiché causa di numerosi mal di pancia e pruriti alle mani dei presenti studenti: “ Stefano Cucchi è un esempio di eutanasia, anche lui si è lasciato morire in carcere”.
Il secondo di questi incontri si è svolto nell’Aula Magna dell’Olivelli di Darfo tenuto da rappresentanti della Banca di Valle Camonica.
La prima critica che sorge spontanea da un incontro come questo è legata alla tecnicità e alla difficile comprensibilità; infatti, nonostante la presenza anche di studenti frequentanti il corso COS*, solo gli studenti di Ragioneria (nel cui corso è previsto lo studio di Economia Aziendale) hanno avuto modo di comprendere e trarre beneficio da una spiegazione così tecnica e settoriale. Gli altri studenti, esclusi dall’aspetto tecnico dell’incontro, hanno potuto esclusivamente ascoltare becere esaltazioni del ruolo del banchiere nella società e della possibilità per tutti di accedere a questo mondo, solo grazie all’impegno e ai titoli di studio. Non è ridicolo sentirsi dire ciò, dal momento che proprio le banche sono tra i maggiori responsabili della crisi che esiste e che sta facendo inginocchiare un’intera generazione (titoli di studio o meno)?

Ma a quanto pare la crisi non esiste e grazie al solo impegno e ai giusti titoli di studio, ogni problema economico ed occupazionale cessa di esistere. Riflessione cara anche ad un altro gruppo di imprenditori ed esponenti dell’élite borghese camuna, quello del “Rotary Club”, che è stato protagonista di un altro di questi incontri, tenutosi alla sede del BIM di breno sabato 8 marzo e offerto agli studenti del liceo Golgi, in quanto “futura classe imprenditoriale”.
Il Rotary Club è un’associazione di industriali che da tempo si occupa di ipocrite azioni benefiche (e sul concetto di benefico che esprimono avremmo qualche dubbio…), dalla costruzione di un ospedale in Guinea Bissau(Clinica BOR) al “Memoriale delle vittime del Terrorismo e della Violenza Politica”.

Di certo non possiamo che esprimere ribrezzo dinnanzi al tentativo del capitale, all’interno dei suoi disegni di sfruttamento e di prevaricazione, di apparire all’opinione pubblica come un ceto di persone benestanti ma oneste. Riteniamo che la beneficenza non si ottiene con qualche raccolta fondi che nemmeno si avvicina al reddito di coloro che fanno parte di questo “club”, ma che senza giustizia sociale e soprattutto senza uguaglianza la beneficenza non è altro che una colossale presa in giro alla quale non possiamo sottostare. Presa in giro che ci fa incazzare (concedeteci il francesismo) ancora di più, dal momento che assistiamo a nuovi sfratti per le famiglie in difficoltà, all’aumento della povertà e della disoccupazione giovanile e non, a numerosi tagli e privatizzazioni nel settore pubblico e al perseguimento costante di politiche di austerità da parte di tutti i governi degli ultimi anni che NOI (e sottolineiamo NOI, non loro) siamo costretti a subire.
Dinnanzi a degli incontri di questo tipo gli interrogativi sono tanti.
Il primo è: Come mai questi incontri trovano sempre spazio nelle scuole? Perché queste persone, palesemente di parte, vengono continuamente invitate a tenere conferenze per gli studenti? Perché se vengono inoltrate richieste di incontri differenti su iniziativa studentesca, nei peggiori dei casi, ci si imbatte in un iter burocratico infinito che porta alla sepoltura di ogni proposta?
Una risposta a questi quesiti ha bisogno di una premessa.
Siamo coscienti del fatto che la situazione degli studenti in questi anni è radicalmente peggiorata e sappiamo che le prospettive future a livello occupazionale sono preoccupanti per tutti (tranne i soliti noti).
Sintomo di una situazione di questo tipo sono le numerose lotte studentesche e sociali che hanno investito la penisola nell’ultimo biennio, che si sono riunite il 19 Ottobre nella capitale e che verranno ribadite con la nuova chiamata del 13 Aprile.
In una situazione di questo tipo il capitale, come lo stato stesso, si difendono con i propri mezzi e uno di questi è proprio l’indottrinamento ideologico.
Parlare nelle scuole è un’enorme responsabilità, significa comunicare con decine (se non centinaia) di studenti, molti dei quali sottovalutano l’importanza di questo tipo di incontri, assorbendo senza criticità le assurdità proferite. Vogliono farci credere che questa economia, basata sulla disuguaglianza e la prevaricazione sociale, è giusta. Che tutti potremmo avere uno spazio tra il ceto benestante della società.

NOI NON CI STIAMO!

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Vivendo ogni giorno gli effetti della crisi non possiamo che cercare di aprire gli occhi a tutti coloro che partecipano a questi incontri fidandosi di chi ci dice che Stefano Cucchi si è lasciato morire, che diventare uno sfruttatore è l’ambizione più nobile per uno studente, che la crisi non esiste, che le banche private sono il motore della società, che il nostro obiettivo deve essere quello di arrancare all’interno di questa economia e non di cambiarla.
Riteniamo che la risposta a tutto ciò, ancora una volta, passi per la solidarietà (ma quella vera!), nelle piazze, nelle lotte e nella voglia di ribadire ancora una volta il nostro no a questa società per la quale un posto per tutti, nonostante vogliano farci credere il contrario, non esiste.

La Banca Valle si ripresenterà il 28 Marzo per un nuovo incontro, questa volta per insegnare agli studenti a difendersi dalle frodi e dalle truffe. Non ci insegnano invece a difenderci dalle banche stesse che, basandosi sul principio del profitto, hanno determinato la rovina di milioni di persone?

Collettivo Studentesco Camuno

(*): Costruzioni Ambiente e Territorio, ex-geometri.

 

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SIAMO TUTTI NELLA STESSA VALLE: TERRORISTA È CHI DEVASTA, INQUINA E MILITARIZZA I TERRITORI

Circa 600 imputati, più di un migliaio di indagati, decine di persone sottoposte a varie restrizioni (obbligo o divieto di dimora, foglio di via), multe da centinaia di migliaia di euro, un processo contro 53 no tav condotto in un’aula bunker, diversi compagni da mesi agli arresti domiciliari. In questi numeri si può leggere l’accanimento repressivo contro il movimento no tav. Nella crociata condotta dalla Procura di Torino si è aggiunto ad agosto un nuovo capitolo: no tav indagati per “attentato con finalità di terrorismo” – e sottoposti per questo a misure restrittive – per una delle tante passeggiate di lotta contro il cantiere di Chiomonte.

Dopo mesi di criminalizzazione mediatica, arriviamo al 9 dicembre, quando quattro notav (Chiara, Mattia, Claudio e Niccolò) vengono arrestati su mandato della Procura di Torino perché accusati di aver partecipato ad un’azione contro il cantiere avvenuta nella notte fra il 13 e il 14 maggio. Un’azione che, come già accaduto nelle pratiche del nostro movimento, aveva danneggiato alcune attrezzature del cantiere. Per la Procura di Torino si tratta di “attentato con finalità di terrorismo”. Per noi si tratta di una legittima resistenza. L’accusa di “terrorismo” comporta delle pene molto pesanti. Ma nell’inchiesta della Procura torinese si va ben oltre: vengono utilizzati per la prima volta in Italia articoli che definiscono “terrorista” qualsiasi forma di resistenza a quanto deciso dai poteri economici e politici. Ogni imposizione dello Stato, secondo i Pm Rinaudo e Padalino, ammette tutt’al più la lamentela, ma non l’opposizione attiva. Insomma, in questo tentativo di attaccare frontalmente il movimento no tav si sperimentano dei modelli che potranno essere applicati in futuro ad ogni forma di dissenso reale. Ne va della libertà di tutti.

Oggi abbiamo anche in Vallecamonica un esempio lampante di come il capitalismo stia procedendo indisturbato nella devastazione dei territori portandosi dietro una scia di malattie e morte che colpiscono tutti, mentre i profitti sono sempre per pochi. A Forno Allione è in corso un disastro ambientale. Sono stati abbandonati ceneri e residui di bauxite con elevate concentrazioni di cianuri e floruri da un’azienda fallita dopo aver licenziato tutti i suoi lavoratori. Rivoli di acqua inquinata si muovono verso il fondo valle ad ogni precipitazione. Dalla Tav ai rifiuti ci stanno avvelenando e lo fanno utilizzando i nostri soldi e il nostro sudore.

 I principali luoghi comuni sul TAV, ovvero perché siamo NOTAV.

SENZA LA TORINO-LYON IL PIEMONTE SAREBBE ISOLATO DALL’EUROPA.

In realtà il Piemonte è già abbondantemente collegato all’Europa e soprattutto attraverso la Valle di Susa. In questa valle esistono già due strade statali, un’autostrada e una linea ferroviaria passeggeri e merci a doppio binario. Esiste perfino la cosiddetta autostrada ferroviaria (trasporto dei TIR su speciali treni-navetta). Sono tutte linee di collegamento con la Francia attraverso due valichi naturali (Monginevro e Moncenisio) e due tunnel artificiali (Frejus ferroviario e autostradale). Il tutto in un fondo-valle largo in media 1,5 km ! A fatica ci sta anche un fiume, la Dora Riparia, che di tanto in tanto va in piena…

LE LINEE FERROVIARIE ESISTENTI SONO SATURE.

In realtà l’attuale linea ferroviaria Torino-Modane è utilizzata solo al 38% della sua capacità. Le navette per i TIR partono ogni giorno desolatamente vuote. (Ma sono state riscoperte e prese d’assalto nel periodo di chiusura del Frejus per incendio). Il collegamento ferroviario diretto Torino-Lyon è stato soppresso per mancanza di passeggeri.

LA LINEA E’ QUASI TUTTA IN GALLERIA. CHE MALE FA?

In realtà fa malissimo. Il tracciato prevede una galleria di 23 km all’interno del Musinè, montagna molto amiantifera. La talpa che perforerà la roccia immetterà nell’aria un bel po’ di fibre di amianto. Invisibili e letali. Il vento le porterà dappertutto. Il foehn le porterà fin nel centro di Torino. Respirare fibre di amianto provoca un tumore dei polmoni (mesotelioma pleurico) che non lascia scampo. L’amianto è un materiale fuori legge dal 1977. Scavare gallerie in un posto così è illegale e criminale. E ancora: il tunnel Italia-Francia di 53 km scavato dentro al Massiccio dell’Ambin incontrerà (oltre a falde e sorgenti che andranno distrutte) anche roccia contenente uranio. E ancora: una linea in galleria si porta appresso tante gallerie minori, trasversali a quella principale. Si chiamano gallerie di servizio, o più simpaticamente, ‘finestre’. Ce ne saranno 12! Con altrettanti cantieri, tutti a ridosso di centri abitati. Sarà un inferno di rumore, polvere, camion avanti e indietro per le strette vie dei paesi, di giorno e di notte, per 15 anni almeno. E ancora: la perforazione di tratti montani così lunghi vicino a centri densamente abitati potrà prosciugare le falde idriche e gli acquedotti, come accaduto per le gallerie TAV del Mugello, oggetto di processi per disastro ambientale.

QUEST’OPERA FA BENE ALL’ECONOMIA, PERCHE’ METTE IN MOTO CAPITALI PRIVATI.

In realtà il costo stimato di 20 miliardi di euro è tutto a carico della collettività. Tutto denaro pubblico, ma affidato a privati, secondo la diabolica invenzione del general contractor.Garantisce lo Stato Italiano. Nessun privato ci metterà un euro, soprattutto dopo l’esperienza del tunnel sotto la Manica che ha mandato in fallimento chi ne aveva acquistato i bond. I tantissimi soldi che servono a quest’opera verranno tolti alle linee ferroviarie esistenti (già disastrate), a ospedali, scuole, e a tutti i servizi di pubblica utilità, e allo sviluppo delle energie rinnovabili destinate a sostituire il petrolio. E ancora: è già previsto che la nuova linea ferroviaria Torino-Lyon avrà altissimi costi di gestione e che sarà in perdita per decine e decine di anni. E ancora: nonostante la maggior parte del tracciato sia in territorio francese, il governo italiano si è impegnato a sobbarcarsi il costo dei due terzi della tratta internazionale (Borgone – St.-Jean-de-Maurienne). Ogni giorno spendiamo 30000 € per mantenere l’apparato militare che difende il cantiere dai cittadini della Valsusa, ora la mafia può usare lo stato per difendere i suoi interessi. Tanto paghiamo noi.

 

Oggi hai la possibilità di fare un’offerta per le spese legali dei ragazzi processati.

Domani potrai prendere parte a questa lotta o potremmo smettere di farci avvelenare in silenzio e prendere esempio dal popolo resistente della Valsusa.

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Campeggio nazionale studentesco 2.0: Dal 6 al 9 Settembre!

Evento Facebook Campeggio NO TAV

Postiamo di seguito l’articolo di presentazione del Campeggio Nazionale Studentesco NO TAV:

Lo scenario politico che noi studenti stiamo osservando in questi ultimi mesi non può che confermare la lettura critica che già precedentemente avevamo dato di questo nuovo governo, a cui l’unica cosa che importa sembra essere quella di conservare lo status quo, scendendo a continui compromessi pur di conservare un posto sulle ricche poltrone del parlamento. Casi come quello kazako mostrano: sul piano nazionale la viscerale collusione del PD con il PDL, la decisione di salvare il nostro ministro degli interni Alfano ha infatti confermato come il potere e gli interessi delle coalizioni vadano oltre la moralità e le “differenti” linee politiche; sul piano internazionale invece la totale sottomissione e ininfluenza del nostro paese che, nonostante vada ad elemosinare rispetto qua e là per l’Europa, occupa stabilmente un ruolo di secondo piano. Questo dato risulta evidente anche da un punto di vista economico visto che ormai da anni i governi che si succedono nulla sono se non burattini manovrati dall’unione europea e dai poteri finanziari, attraverso i quali vengono veicolate le misure d’ austerity che hanno messo in ginocchio la popolazione del nostro paese. Le componenti più deboli e precarie della nostra società, in primis noi giovani, si vedono continuamente colpiti da tagli e riforme che vanno ad intaccare in maniera diretta il welfare dilaniando i servizi pubblici come la sanità, l’istruzione o i trasporti e che ridimensionano in maniera radicale il reddito delle nostre famiglie .Crediamo, vista l’inaccettabile situazione, che sia importante iniziare a darci delle scadenze per quanto riguarda l’ormai imminente autunno di lotte che ci aspetta e indiciamo la prima data di mobilitazione nazionale il 4 ottobre, data che vedrà scendere in piazza con radicalità moltissime città italiane. Questo quadro di profonda instabilità trova concretizzazione in un territorio come quello della Val Susa sul quale grava in maniera terribilmente diretta il peso di tutte le contraddizioni di un paese e di un’Europa ormai alla deriva. Una valle che si è vista violentata e tradita dal suo stesso governo, che da vent’anni porta avanti un’opposizione che si è caricata di valore simbolico; opporsi al TAV non vuol dire solo opporsi alla costruzione di una ferrovia devastante su ogni fronte (economico, finanziario,ambientale, morale) ma significa non sottomettersi a chi arbitrariamente vuole decidere sul nostro futuro e sulle nostre vite. I soggetti sociali che agiscono in Val Susa ed il messaggio che questa lotta sta portando avanti spaventa terribilmente il potere costituito, questo timore emerge ogni giorno quando i media e i politicanti di turno cercano di liquidare l’argomento riducendolo ad una questione di ordine pubblico sorvolando, tanto colpevolmente quanto consapevolmente, sul valore politico con cui questo movimento è riuscito a caratterizzare la sua lotta. La risposta che lo stato ha sempre dato all’alternativa che si sta creando in Val Susa è quella della criminalizzazione e del manganello; dietro ai soprusi delle forze dell’ordine, dietro ai gas lacrimogeni, dietro a denunce e fogli di via si cela il tentativo di spezzare, di dividere il movimento, poiché avanguardia delle lotte e portatore di un qualcosa di nuovo e di non conforme alle logiche tradizionali. Rilanciamo quindi un’altra edizione del campeggio studentesco nazionale nelle giornate del 6-7-8-9 settembre a Venaus, per ribadire ancora come la lotta degli studenti di tutta Italia sia strettamente connessa ed abbia la medesima controparte di quella No Tav, e per concludere così un’altra estate di lotta che ha visto noi studenti sempre in prima linea.

Il Collettivo Studentesco Camuno non mancherà all’appuntamento!
Come al solito, se qualche camuno fosse interessato a seguirci in questa trasferta è invitato a contattarci!

Quando la nostra terra viene venduta è naturale opporsi: Solidarietà tra le valli, solidarietà tra le lotte!

Postiamo di seguito un comunicato realizzato da parte di un compagno del Kollettivo Perlasca (Valsabbia) e invitiamo qualsiasi camuno interessato a partecipare al campeggio in difesa del Lago previso per il 3 e il 4 Agosto ad organizzarsi con noi per il viaggio!

Il Lago d’Idro, lago naturale di origine glaciale situato nell’alta Valle Sabbia, come buona parte dei laghi presenti sul nostro pianeta è sfruttato per scopi idroelettrici ed irrigui.
Per circa un secolo i due enti protagonisti, consorzi irrigui e produttori di energia elettrica, hanno utilizzato senza alcun riguardo l’acqua del lago tramite la costruzione di diverse opere idrauliche (una traversa e due gallerie rispettivamente per scopi irrigui ed idroelettrici) che ne permisero l’abuso; pretese che, però, grazie a diverse normative emanate negli ultimi anni si sono dovute inevitabilmente moderare.

Ovviamente la nostra opposizione non è dovuta all’utilizzo idroelettrico ed irriguo se gestito con moderazione!

Oggi bisogna far fronte ad un nuovo sviluppo della situazione. I consorzi irrigui rafforzati dall’unione con le numerose centrali idroelettriche private recentemente sorte lungo il corso del fiume Chiese, alla ricerca di maggiori profitti economici, spingono Regione Lombardia alla progettazione e costruzione di nuove opere che permetterebbero un’escursione (dislivello tra il limite massimo e quello minimo del lago) di 3,25m, escursione che provocherebbe inevitabilmente gravi danni all’ecosistema del lago. Non a caso gli altri laghi lombardi simili per origini al Lago d’Idro (Lago di Garda, Iseo, Como e Maggiore) hanno escursioni di 1m – 1,50m.
Regione Lombardia nel promuovere queste opere, tuttavia, afferma una cosa gravissima: ovvero che la terza galleria, la nuova traversa e lo scavo dell’alveo del fiume Chiese sono opere necessarie NON per ottenere l’escursione di 3,25 m, ma necessarie per mettere in sicurezza il territorio minacciato da una pericolosissima paleofrana (zona monitorata e dichiarata altamente instabile situata sull’incile del Chiese).
La paleofrana era certamente nota anche un secolo fa, quando gli ingegneri decisero di costruire sotto di essa una traversa e una galleria idraulica.
Ma solo dopo un secolo, solo ora che per utilizzi privati servono opere utili per un’escursione di 3,25 m, Regione Lombardia afferma che questa paleofrana è pericolosissima, che potrebbe franare da un momento all’altro e che le nuove opere sono necessarie non per gli utilizzi irrigui ed idroelettrici, ma per la sicurezza.

Il gravissimo problema è che Regione Lombardia afferma l’esatto opposto di ciò che è realmente la verità: in Italia c’è una norma che vieta la costruzione di dighe al piede di una frana (“norme tecniche per la progettazione e costruzione degli sbarramenti di ritenuta”, approvate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nel dicembre del 2009, al punto C4 citano: “è esclusa la fattibilità di dighe di qualsiasi tipo se sulle spalle dell’opera di sbarramento, anche a quote superiori al coronamento della diga, esistono condizioni di prevedibile pericolo di frane, tali da costituire pregiudizio per la sicurezza del serbatoio”), basti ricordare la tragedia del Vajont; persino scavare al piede di una frana è ovviamente un’azione gravemente pericolosa. Inoltre il territorio sub lacuale non è assolutamente in grado di sopportare la portata di acqua prevista dalla enorme terza galleria, oltretutto paradossalmente costruita attraverso le stesse formazioni del “San Giovanni Bianco” che causarono ingenti danni alla “Galleria degli Agricoltori” (galleria presente da circa ottant’anni utilizzata per scopi irrigui).

Sono curiosi tre ulteriori aspetti che in ognuno di noi dovrebbero far sorgere enormi dubbi.

Le opere progettate hanno un costo preventivo di 50 milioni di euro quando per mettere in sicurezza la paleofrana, il solo e reale pericolo, abbiamo i concreti progetti proposti dall’Università di Padova i quali comporterebbero il ridotto costo di 4 milioni di euro.
Regione Lombardia ha finora finanziato i comuni consenzienti col progetto con 10 milioni di euro; da quando un territorio che viene messo in sicurezza riceve oltretutto un indennizzo di tale cifra?!
Come dicevamo, le opere in progetto sono state propagandate all’insegna della “messa in sicurezza del Lago”; questo fino a pochi mesi fa. Infatti, una volta ottenuta la gran parte dei permessi necessari il progetto ha assunto il nuovo nome “Nuova Diga del Lago d’Idro”, nome che tra l’altro pare circoli tra le fila dei progettisti sin dalle origini.

Ormai da parecchi anni le “Associazioni in Difesa del Lago d’Idro” si battono strenuamente per la difesa dei propri diritti. Oggi anche Kollettivo Perlasca, collettivo studentesco autonomo valsabbino, entra a far parte di questa battaglia storica proponendo un CAMPEGGIO IN DIFESA DEL LAGO D’IDRO sabato 3 e domenica 4 agosto presso la struttura Idroland di Baitoni, frazione di Bondone (TN).

La situazione da fronteggiare in questo periodo particolarmente critico è più complicata rispetto a quella presente qualche anno fa, quando le associazioni ebbero una grande presa sulla popolazione locale ottenendo grandi risultati. Oggi i cittadini lacustri sono in particolar modo rassegnati dinanzi all’arroganza dimostrata dalle istituzioni e dalle lobbies degli agricoltori e aziende private.

Con l’inizio di questa estate il Kollettivo Perlasca e le Associazioni in Difesa del Lago d’Idro non si sono arresi riprendendo un intenso lavoro mirato sull’informazione dei cittadini locali, sperando di riaccendere in loro la fiamma della dignità.

Siamo stufi di opere con fini privati finanziate con soldi pubblici, di politicanti mafiosi arroganti!

Quando la nostra terra viene venduta OPPORSI è NATURALE!

NO PASARÁN!

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Alessandro Galeazzi

(Kollettivo Perlasca)

CORTEO ANTIFASCISTA E ANTAGONISTA: 28 maggio 2013

CORTEO ANTIFASCISTA E ANTAGONISTA
28 maggio 1974 – 28 maggio 2013
E’ SEMPRE RESISTENZA!

Sono passati 39 anni da quel 28 maggio 1974 quando la bomba neofascista esplose in Piazza della Loggia, durante un comizio antifascista indetto dai sindacati confederali e dal comitato unitario antifascista; ordigno che uccise 8 persone e ne ferì 102. Una strage, come le altre che caratterizzarono la “Strategia della tensione” con cui lo Stato voleva colpire a morte i movimenti anticapitalisti e antifascisti che in quegli anni mettevano in seria discussione il potere costituito. Alcuni colpevoli hanno avuto l’assoluzione proprio l’anno scorso e la maggior parte di questi non sono mai stati indagati; del resto non ci siamo mai fatti illusioni e non speriamo nella giustizia dei tribunali di Stato, la storia ha già decretato i colpevoli: la strage, come quella di piazza Fontana e tutte le altre di quegli anni, fu fascista, di Stato e della Nato.

Nel 2013 le lotte che erano in piazza quel mattino, proseguno. Siamo ormai al quinto anno di crisi globale e l’uscita da questa sembra solo un miraggio del neoliberismo che intanto continua a far pesare sulle fasce più povere politiche di austerity, tagli, sacrifici. Il “nuovo” governissimo PDL – PD non è altro che la conferma di questa rotta distruttiva per le condizioni di vita di student*, precar*, migrant*, disoccupat* o per chi con i denti difende il proprio territorio dalle speculazioni e dall’inquinamento.

In questo quadro i neofascisti come Forza Nuova e Casapound, o razzisti in doppio petto come quelli della Lega Nord, fomentano odio razziale provando a scatenare guerre fra poveri, tra chi in realtà si trova ora nelle stesse condizioni, nella stessa incertezza, nella stessa precarietà. Quest’anno saremo in piazza; come ogni anno e come l’anno scorso, in cui al seguito della cacciata dell’allora ministro degli interni Cancellieri e le violente cariche della Polizia, 25 compagni sono stati denunciati e verranno processati con pesanti capi di imputazione a partire dal 24 proprio di questo mese, al contrario di stragisti e picchiatori di ieri e di oggi.

Ribadiamo che per noi il 28 maggio sarà sempre un’altra giornata di lotta e di resistenze sociali; non una rituale commemorazione. Il 28 maggio è sempre resistenza ed è per questo che invitiamo alla partecipazione, anche quest’anno, tutte le realtà che lottano contro crisi, austerità, neofascismi, razzismo e per il diritto alla salute. Per un cambiamento reale e dal basso dell’esistente senza più capitalismo, senza più fascismo.

BASTA VITTIME DI NEOLIBERISMO, FASCISMO, RAZZISMO, SESSISMO E INQUINAMENTO!
LOTTE SOCIALI PER DIGNITA’, REDDITO E DIRITTI!!

MARTEDI’ 28 MAGGIO 2013 – ORE 9.00 PIAZZA GARIBALDI – CORTEO ANTIFASCISTA ED ANTAGONISTA.
csa Magazzino 47
Kollettivo Studenti in Lotta
Collettivo Universitario Autonomo
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False Commemorazioni, Nostalgie Vere: PRESIDIO ANTIFA 25 MAGGIO

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Ancora fascisti nel paese dei XIII Martiri Partigiani.
Sabato 25 Maggio 2013 Presidio Antifascista a Lovere, Piazza XIII Martiri, H.14.

Evento Facebook

C’è chi crede che la lotta contro il fascismo sia finita il 25 aprile 1945. I fatti e la storia dimostrano che non è così, tanto che oggi le nostre piazze e le nostre strade sono ancora infestate da loschi figuri che non si vergognano a richiamarsi a questa becera e triste ideologia. Loschi figuri che annaspano per tornare a galla con il pretesto della nostalgica commemorazione di due repubblichini della legione nera Tagliamento, giustiziati dai partigiani all’indomani della fine ufficiale della seconda guerra mondiale. Vorrebbero farlo il 25 maggio sul lungolago di Lovere. Paese che ospita la stele in ricordo dei XIII Partigiani uccisi proprio dalla legione Tagliamento.
La legione Tagliamento si era resa responsabile di nefandezze, soprusi, violenze e rappresaglie contro le formazioni partigiane e la popolazione della zona. Quello che oggi questi fascisti celebrano sulle rive del lago non è solamente la memoria dei loro assassini morti, ma un’ideologia con cui l’Italia non è mai riuscita a saldare i conti, dall’amnistia all’MSI e dallo stragismo degli anni ’70 fino agli squadristi del terzo millennio. Ideologia che viene riutilizzata ogni qualvolta al potere serve soffocare spinte al reale cambiamento. Lo vediamo oggi anche in Grecia dove formazioni dichiaratamente neonaziste, vedi Alba Dorata, forti della paura generata dalla crisi e della protezione degli apparati dello Stato, propongono finte soluzioni alle ricette della troika e alle politiche di austerità e macelleria sociale imposte dal capitalismo.
Di fronte a questa crisi il fascismo non può essere una soluzione, ma rappresenta una parte del problema.
Oggi come ieri i fascisti creano falsi nemici identificandoli sulla base della provenienza nazionale, della razza, della cultura o dell’orientamento sessuale, nascondendo così l’unico reale conflitto che questa crisi ha palesato: quello tra sfruttati e sfruttatori. Oggi come ieri i fascisti riciclano parole d’ordine, temi, simboli, battaglie che a loro non appartengono e non sono mai appartenute, con il solo scopo di rendersi presentabili agli occhi di un’ opinione pubblica che invece è alla ricerca di un reale cambiamento e che ancora reagisce con un moto di ripulsa davanti alla parola “fascismo”. E’ così per esempio che personaggi dichiaratamente antifascisti come Che Guevara o Peppino Impastato, entrano nel calderone della loro iconografia distorta. I fascisti attuali hanno imparato dai nonni il culto del capo, della forza, l’obbedienza cieca alle gerarchie di branco e l’uso politico di una violenza fatta di pestaggi, intimidazioni, sempre pronti a farsi forti con i più deboli e mai con i potenti. Il fascismo contemporaneo condivide con quello storico il mito della famiglia patriarcale – in cui un padre padrone ha diritto di imporre la sua volontà anche con la violenza – nega le libertà sessuali, i diritti delle coppie gay, il diritto ad autodeterminare le scelte riguardanti il corpo, dall’aborto all’eutanasia. Il fascismo insulta la memoria storica di questo paese e dei partigiani che hanno combattuto per liberarlo: ieri li chiamava banditi, oggi traditori e assassini. Non esitano, i camerati che oggi fingono di piangere i loro morti, a sfregiare il ricordo della Resistenza e della Liberazione dal nazifascismo, come è avvenuto il 25 aprile dello scorso anno alla stele dedicata ai 13 Martiri di Lovere.
Proprio la piazza intitolata ai 13 partigiani vorremmo diventasse simbolo di una nuova lotta di liberazione: dai partigiani abbiamo imparato che solo mettendosi in gioco in prima persona si conquista il diritto alla propria libertà e noi combattiamo contro un futuro fatto di precarietà, povertà e disoccupazione.
Essere antifascisti oggi vuol dire rifiutare una guerra tra poveri che avvantaggia sfruttatori, capitalisti e banchieri. Significa lottare contro ogni discriminazione di genere, di cultura, di provenienza nazionale. Significa portare avanti i valori della Resistenza e negare spazi di agibilità politica a tutti i fascismi, qualunque sia la maschera che di volta in volta indossano.
Essere antifascisti oggi vuol dire lottare ogni giorno per l’uguaglianza sociale, costruire luoghi, spazi e forme di socialità liberata da logiche autoritarie, difendere le proprie vite e i propri territori dalla speculazione e dallo sfruttamento.
Fino a quando questi spettri in camicia nera si aggireranno per le nostre strade richiamandosi a ideologie di violenza e repressione, siamo tutti chiamati a non abbassare la guardia e ad usare le nostre intelligenze e i nostri corpi per impedire ogni loro tentativo di tornare a galla.Sabato 25 Maggio 2013 Presidio Antifascista a Lovere, Piazza XIII Martiri, H. 14. Nessuno spazio ai fascisti.

H. 18.00 aperitivo (@ KAG)

H. 20.00 pastata popolare

H. 21.00 Presentazione del documentario sulla volante rossa: “Facevamo quello che dovevamo”.


A seguire concerto TULLAMORE – CELTIC PUNK
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FASCISTI, BUONI SOLO A SCRIVERE SUI MURI!

Nell’ultimo periodo abbiamo avuto il ribrezzo di poter assistere alla nascita di gruppi studenteschi filofascisti nelle scuole italiane.
In Valle Camonica gruppi del genere non esistono, ma qualche piccolo esaltato ha avuto la brillante idea di rivendicare la sua “grande ideologia” con scritte fasciste, riempiendo letteralmente l’Istituto Olivelli.
Il Collettivo Studentesco Camuno, armato di rullo e vernice, ha ripulito la scuola sotto gli occhi,probabilmente, degli atuori stessi delle vergognose scritte. Questo ci fa pensare che veramente l’estrema destra camuna è capace solo di scrivere sui muri, senza neanche la fantasia di scrivere qualcosa di più creativo di “negri bastardi”, “dux” o qualche semplice celtica.

Nessuno spazio ai fascisti, nemmeno sui muri!

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