Proponiamo di seguito il resoconto di un’esperienza, un umile racconto breve ricco di contenuti interessanti contro la grande distribuzione. Gli obiettivi sono quelli di spingere ogni persona a riflettere e a predisporre interessanti spunti su cui discutere. Vengono toccati temi che riguardano da vicino ognuno di noi, dalle metodologie subdole del capitalismo, all’emarginazione di chi non si rifà a certi stili di vita imposti, agli stereotipi sessisti impiegati nai messaggi pubblicitari, che sono tutt’altro che scomparsi. Il titolo, che a molti apparirà strano, fa riferimento ad un pezzo dei Kalashnikov (Gruppo Punk), che è stato il reale spunto che ha portato alla stesura del testo riportato di seguito. Sperimentando un metodo alternativo di analisi politica e sociale, vi auguriamo una buona lettura. Collettivo Studentesco Camuno.
Sonja contro la grande distribuzione
Sono stanco, ansioso e in preda ai più devastanti postumi da sbronza molesta. Si tratta di una di quelle domeniche del cazzo, di quelle di metà Dicembre, dove il freddo comincia davvero a fare lo stronzo e coprirsi non serve a un cazzo. Questa stronza di aria gelida mi si insidia tra le articolazioni che ancora rallentate si lamentano, ma io non le ascolto. Non ascolto il freddo, non ascolto il mal di testa, non ascolto le mie paranoie. Oggi ho una missione, una di quelle di cui il resto del mondo se ne strafrega, ma per me è quasi questione di vita o di morte. Oggi affronto una delle paure più terribili, oggi affronto la grande distribuzione. I miei eroici piani non sono il frutto di una grande progettazione, ho solo bisogno di una birra per riprendermi e il luogo più vicino è questo schifo di posto. Quale occasione migliore per affrontare il mostro se non questa? Quale occasione migliore per distruggere una volta per tutte il panico da grande distribuzione?
Giuro, finisco la paglia ed entro.
Addosso. Veloce, rapido, incappucciato verso il mio obiettivo e nessuna distrazione, nessun dettaglio da prendere in considerazione per non entrare nel panico più totale. Il destino mi ha portato ad affrontare questa sfida nel periodo peggiore, siamo sotto le feste cazzo. Tutto straborda di lucine schifose, di addobbi del cazzo, di gente rincoglionita ed esaltata. Il delirio figlio del capitale e del consumismo raggiunge livelli osceni, colpisce tutti in modo trasversale e ogni cazzo di stronzo che vedo entrare non sembra rendersene conto. Mi perdo ad osservare un bambino che oppone una solida resistenza ai genitori che, stringendolo pesantemente per le braccia, lo strisciano dentro, promettendogli qualche gelato del cazzo se la smette di cagare il cazzo ai suoi vecchi con le sue ossessive lamentele.
Piccolo compagno io ti capisco porcaccioiddio, prendiamo le bombe e radiamolo al suolo sto posto di merda.
Rincuorato dal bambino faccio un grosso respiro, ed entro nella bocca spietata del mostro. Si aprono da sole ste porte del cazzo, ti vedono arrivare e si spalancano.
L’inferno ti aspetta, visitatore del cazzo, prepara il portafoglio e non uscire se non hai comprato qualcosa in ogni spaccio di merda. Entra nella mia pancia per nutrirti di cazzate che ti rincuorano, che non ti rendi conto che sono l’unico che si nutre quando lo fai.
Non va bene cazzo, sono appena entrato e mi è già arrivata la prima paranoia. Devo difendermi, devo difendermi, devo difendermi.
La gola del mostro è decisamente più terribile della bocca. C’è sto cazzo di albero di natale enorme e pieno di luci, l’unica possibilità di tranquillizzarmi e bloccare la mia paralisi troppo anticipata è pensare che il grande albero stia per prendere fuoco. Penso al fumo, alle fiamme, alla gente che scappa.
Scappate stronzi, scappate dal chaos, andate nelle vostre casette di merda a raccontarlo alle vostre famiglie. Andate a vivere la vostra vita perfetta del cazzo fatta di tranquillità, che lo spettacolo me lo godo anche da solo, che a me il chaos piace cazzo.
Passo veloce, nascondersi tra la folla. Ma nascondersi da chi cazzo? C’è veramente un’anima infernale nel posto? Un entità pensante che muove questa macchina di morte? Non capisco da chi mi nascondo ma lo faccio cazzo, e procedo senza farmi vedere dal nemico.
Il secondo spettacolo raccapricciante è un recinto di merda, in mezzo al cazzo, che ti blocca la strada. Dentro ci sono due tizie vestite da elfo, abbastanza bizzarre per la gioia dei marmocchi e abbastanza provocanti per la gioia dei padri e nonni tiraseghe del cazzo. Sradicano tutta l’ipocrisia che hanno in corpo, che chissà dove cazzo la trovano, per far divertire sti bambini di merda. Chissà se lì in mezzo c’è il compagno che ho visto all’entrata. Chissà se ha tradito e si è concesso un po’ di paradiso artificiale per stronzetti oppure ha resistito nel suo boicottaggio sedendosi su una panchina e cacciando un muso da incazzato a tutti quelli che passano.
“Capricciosi”, “bambini difficili” li chiamano sti marmocchi. Capricciosi un cazzo, resistono loro cazzo. Non vogliono una vitaccia come quella dei grandi. Se ne sbattono di ciò che il capitale fa apparire come fondamentale, hanno ancora l’umanità per preferire una partita a pallone a un tour in mezzo a sta gente del cazzo.
Non tradire compagno, lo so che non sei lì.
Il 1984 è arrivato. Non è arrivato con un colpo di stato e trombe squillanti, si è infiltrato subdolamente nelle teste di questa gente. Venite a dirmi che non è così, coppiette felici che cercate freneticamente un gingillo di natale da regalare a tutti i vostri contatti del cazzo. Venite a dirmelo anche voi, famiglie infelici che sfogate i vostri problemi iniettandovi ogni Domenica una dose di consumismo. Venite a ribadirmelo anche voi, lavoratori sfruttati cacciati in sto inferno anche la Domenica, senza un giorno di riposo per vivere davvero. Ci siamo dentro cazzo. E lo capisco dalle scale che vanno da sole, dalle porte che si spalancano in automatico. Sento ancora il mostro che mi parla.
Devi smetterla di agire, di pensare, non devi avere spazio. Qui ti muovi come dico io nel modo che voglio io. Io sono il mostro, ti convinco di essere qui per le TUE esigenze, per nutrire la mia insaziabile fame. Siete dei parassiti del mio corpo, il vostro compito è solo quello di far girare sta merda di sistema e nemmeno lo sapete. Ho vinto io.
Non hai vinto cazzo, io sto ancora camminando. Sguardo basso, leggere occhiate ai negozi laterali. Intravedo un mega cartellone pubblicitario con una ragazza seminuda spiaccicato su una vetrina per attirare più persone possibili. La tizia tiene un tecnologico marchingegno per le pulizie in mano e sotto di lei c’è una scritta enorme, ma veramente enorme cazzo, dell’azienda produttrice.
Che effetto ti fa essere un oggetto strumentalizzato dal capitale per il raggiungimento di chissà quale obiettivo economico? Ti fa piacere magari? Pensi davvero che questo debba essere il tuo ruolo?
Starai sicuramente bene, ma starai bene perché non lo capisci. Cazzo. La cavalcata prosegue, ormai ci sono. Mi trovo tra gli scaffali e i carrelli e navigo verso il mio obiettivo. Continuo a nascondermi, cazzo. Di corsa, prendiamo quella che costa di meno e via.
“Offerta speciale al reparto dolciumi: Per natale sconto del 20% su tutti i prodotti”.
Questa voce è devastante, vorrei non sentirla, vorrei tapparmi le orecchie, vorrei prendere a sassate i megafoni.
Attaccatevi tutti alla televisione questa sera, per guardare un film natalizio del cazzo che spieghi bene la vera essenza solidale e caritatevole del natale per autogiustificarvi tutto sto schifo, e mi raccomando fatelo rimpinzandovi di panettoni di natale, ricordatevi che c’è lo sconto del ventipercento cazzo. Volete perdere l’occasione?
Vaffanculo cazzo, pezzi dimmerda. Il momento della cassa.
Faccio la fila rispettando la regola “chi prima arriva prima si leva dal cazzo”. Poco importa se ho solo una cazzo di bottiglia in mano, nessuno si sogna di farmi passare. è natale cazzo, dobbiamo essere tutti frenetici e andare a festeggiare. Gli occhi scavati della cassiera mi guardano:
“Vuoi una borsina?” “No, non ti preoccupare.”
Perché dovrei volere una borsina cazzo, pensi che abbia problemi ad aggirarmi in mezzo alla piccola borghesia domenicale con una bottiglia di droga in mano? Lo schifo mi circonda, ma è uno schifo socialmente accettato. Siamo noi reietti psicotici e illuminati che entrano a recuperare un cazzo di litro di birra scadente e a progettare la distruzione di massa il problema, cazzo. È tutto finito cazzo, ho pagato ed ho contribuito al benessere del mostro. Sono sicuro che nel linguaggio di tutti i rumori metallosi di sti cazzo di macchinari mi sta pigliando per il culo.
Ecco la porta, ce l’ho fatta, quasi mi metto a correre. Un agenzia viaggi volantina fuori dal proprio negozietto le più incredibili offerte per le mete di fine anno in qualche cazzo di paradiso esotico di merda. Il tizio si incammina verso di me.
Non darmi sto volantino cazzo, non ti conviene. Non ci provare nemmeno. Non costringermi a farti del male. Ti prego non darmi il volantino.
Arriva e me lo caccia in mano, ma col cazzo che lo prendo. Voglio prenderlo a calci in faccia ma rendendomi conto che tutto questo rallenterebbe la mia fuga mi limito a buttare fuori uno strozzato e debole “no,no, nessun volantino…” che quasi ci rimane male lo stronzo.
Guarda te sti stronzi alcolizzati, psicopatici della domenica, avrà pensato.
E mi fa piacere bastardo, perché preferisco appartenere ad una di quelle categorie che essere come te, come voi, come tutti, come me. Le porte si aprono. Raggiungo la macchina e piazzo un cd dei Kalashnikov. Vaffanculo cazzo. Mai più un incubo del genere.
Sonja contro la grande distribuzione.
Sonja contro la grande distribuzione.
Sogna, mio caro, contro la grande distribuzione perché per ora ho vinto io.