Informazioni su Collettivo Studentesco Camuno

Il Collettivo Studentesco Camuno è un'organizzazione autogestita e indipendente di studenti medi attivi in merito a questioni di interesse studentesco. L'idea di creare una realtà di questo tipo nasce dal bisogno di costruire un solido punto di riferimento per tutti gli studenti che condividono principi di antirazzismo, condivisione di idee e antagonismo. Il collettivo nasce nel 2013 e si riunisce il Giovedì alle 14:30 alternando l'Istituto Olivelli Putelli di Darfo e il Liceo Camillo Golgi di Breno. Le riunioni vengono altresì alternate in incontri propriamente organizzativi e gestionali, per quanto riguarda varie iniziative e mobilitazioni, e incontri che danno spazio a un arricchimento culturale dei partecipanti, con dibatti autogestiti su temi di interesse comune.

PRESIDIO ANTIFASCISTA, TUTT* A LOVERE!

Lovere, 24 Maggio 2014, ore 14:30

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La lotta contro il fascismo non è finita il 25 aprile ’45. Oggi per le strade liberate dai partigiani ancora si aggirano persone che si richiamano a questa becera e triste ideologia. 
Il 24 maggio un gruppetto di questi nostalgici del duce si radunerà sul lungolago di Lovere con la scusa di commemorare due repubblichini della Legione Tagliamento giustiziati dai partigiani all’indomani della seconda guerra mondiale. La legione e i suoi partecipanti sono noti per le torture, i massacri e le devastazioni compiute nei nostri paesi. Basta chiedere ai nostri nonni per sentirsi raccontare delle atrocità compiute dalla Tagliamento. Sconfitti dalla storia vorrebbero tentare di rifarsi la faccia.
La loro ideologia fomenta solo una guerra tra poveri utile a frenare ogni spinta al reale cambiamento della società. Come sempre cani da guardia di un potere e un sistema economico che affamano con le loro crisi e le loro ingiustizie.
Antifascismo significa lottare contro ogni discriminazione e per l’uguaglianza sociale. Significa capire il ruolo di questi servi del potere e contrastarli metro per metro. Significa negare ogni spazio a chi ci vorrebbe servi ubbidienti con un futuro di miseria e precarietà.
L’antifascismo non si delega, ci si vede in piazza XIII Martiri a Lovere.

PRIMO MAGGIO: CORTEO ANTAGONISTA A BRESCIA, info su come raggiungerlo con noi dalla Valle Camonica!

GIOVEDI’ 1 MAGGIO 2014
BRESCIA – ore 9.00 Piazza Garibaldi
CORTEO ANTAGONISTA E DELL’OPPOSIZIONE SOCIALE
Contro austerity e precarietà, una sola grande opera: casa – reddito – salute – dignità per tutte e tutti!
#nojobsact #nopianocasa #stopsfratti #stopbiocidio #notav
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Come scendere dalla Valle Camonica?

Esistono varie soluzioni:
Treno: Partenza ore 6:55, arrivo alle 8:38. Fermate:

BRENO 06:55
CIVIDATE MALEGNO 07:01
COGNO-ESINE 07:05
PIAN DI BORNO 07:09
BOARIO TERME 07:13
DARFO-CORNA 07:18
PIANCAMUNO-GRATACASOLO 07:25
PISOGNE 07:31
TOLINE 07:35
VELLO 07:40
MARONE-ZONE 07:48

Per maggiori informazioni o soluzioni alternative (possibili posti in macchina) contattare la nostra pagina Facebook Collettivo Studentesco Camuno.
Potete inoltre contattare il numero: 3294229225


BRESCIA, PRIMO MAGGIO: CORTEO ANTAGONISTA E DEI MOVIMENTI CONTRO AUSTERITY E PRECARIETA’

Dopo il nuovo assedio ai palazzi del potere a Roma, quello del #12A, i movimenti contro austerity e precarietà hanno già rilanciato la mobilitazione nei territori partendo dal Primo Maggio di questo 2014. Il sesto dall’inizio della crisi. Sarà una giornata di mobilitazione che seguirà le direttrici tracciate a partire dal 19 Ottobre dello scorso anno e che si pone di riaffermare nei territori le parole d’ordine nette che oggi uniscono i movimenti contro la gestione neoliberista della crisi, contro la precarietà e contro le devastazioni ambientali; una sola grande opera: casa, reddito, dignità e salute per tutte e tutti. Una voglia di scendere in piazza, ed iniziare a riconquistare e costruire collettivamente presente e futuro, che ha ben chiaro il quadro di assoluta devastazione ed emergenza sociale che attanaglia il paese reale e chi è costretto a vivere la quotidianità della crisi, e non si fa certo abbindolare dalle velleità di rinnovamento che reggono il discorso renziano.

La disoccupazione è al 14% (quella giovanile prossima al 50%) e chi lavora è sempre più ostaggio di contratti precari quando non schiavistici. Ed è in questo, collaudato, percorso legislativo che si inserisce il jobs act del governo Renzi che, con la promessa di poche briciole, demolisce i diritti rimasti, sospende di fatto l’art. 18 per gran parte dei lavoratori e, non contento, taglia ulteriormente i fondi destinati alla sanità pubblica. Questo provvedimento non contiene nulla di innovativo, è la conclusione di un percorso di precarizzazione totale della forza lavoro e della vita delle persone e il coronamento di un sogno per tutti i padroni del paese (basti pensare alla possibilità di rinnovare praticamente all’infinito i contratti di apprendistato nei primi tre anni di rapporto lavorativo).

Sono sempre più numerose le persone che non riescono più a pagare gli affitti o i mutui e si ritrovano vittime dei pignoramenti o degli sfratti per morosità incolpevole che negli ultimi anni hanno subito un’impennata scatenando una vera e propria emergenza abitativa. Brescia è stata nel 2012 all’8° posto nella graduatoria con il più alto numero di sfratti. In risposta all’emergenza, aggravata dall’inesistenza di risposte concrete da parte delle istituzioni, i movimenti per il diritto alla casa si sono diffusi nell’ultimo periodo in tutta Italia realizzando ogni giorno picchetti antisfratto ed occupando centinaia di stabili lasciati sfitti e abbandonati alle speculazione immobiliare, dando un tetto a migliaia di persone (solo a Brescia, città di medie dimensioni, esistono 3 occupazioni abitative che danno un tetto a più di 80 persone).
Per il governo Renzi, però, il problema non è l’impossibilità di avere un tetto sopra la testa per vivere dignitosamente. Il problema è chi occupa le case abusivamente. Per questo ha presentato un “piano casa”, che sarebbe il decreto Lupi, che tutela i soli interessi dei privati, incoraggia la rendita, la svendita del patrimonio pubblico ed il consumo di suolo. Tra un regalo agli speculatori e l’altro inserisce inoltre l’articolo 5: una dichiarazione di guerra ai movimenti per il diritto alla casa. In questo punto, infatti, si vieta la concessione di utenze (acqua, luce e gas) e residenze alle occupazioni abusive.

Per non parlare del pluri-massacrato mondo della formazione che continua ad essere la fabbrica dei futuri lavoratori flessibili ed intercambiabili. Le prove invalsi, per citare un aspetto significativo, non sono altro che la consacrazione del modello scuola-azienda in cui, allo sviluppo di saperi critici, si contrappongono efficienza, produttività e competitività.

In particolare nel nostro territorio, poi, a tutte queste nocività sociali si aggiungono, con numeri da podio europeo, quelle ambientali: discariche, inceneritore, PCB, diossine, amianto, cromo nell’acqua, TAV e chi più ne ha più ne metta…

Il nostro Primo Maggio parlerà di tutto questo, ma con il punto di vista di tutti quei soggetti che han deciso di lottare per conquistare dignità e diritti sociali.

Un 1° Maggio, quello di quest’anno, che rischia di essere insozzato dalla fastidiosa provocazione dei neofascisti della compagine giovanile di Forza Nuova, Lotta Studentesca. Questi poveri deficienti, che ogni tanto cercano di riemergere dalla pattumiera della storia, hanno annunciato un “corteo contro la disoccupazione giovanile” dietro il quale nascondono le solite fregnacce razziste e liberticide in difesa dei valori tradizionali della patria, della famiglia e della religione (come se questi fossero una via d’uscita sensata dallo sfruttamento e dalla disoccupazione!!)

Naturalmente dichiariamo fin da ora che, a poche settimane dal 40esimo anniversario della strage fascista e di Stato di piazza della Loggia, e nella giornata storica di festa e lotta dei lavoratori internazionalisti, anticapitalisti e rivoluzionari, non accetteremo questa presenza.

PER UN PRIMO MAGGIO METICCIO, ANTAGONISTA, ANTICAPITALISTA, ANTIFASCISTA

PER UN PRIMO MAGGIO CONTRO AUSTERITY E PRECARIETA’

PER UNA SOLA GRANDE OPERA: CASA – REDDITO – SALUTE – DIGNITA’ PER TUTT*

GIOVEDI’ 1 MAGGIO – ore 9.00 PIAZZA GARIBALDI

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CLASSI DI FERRO: CONTRIBUTO DAL COLLETTIVO AUTONOMO QUIBLI

Riportiamo di seguito un’analisi sulla scuola e l’istruzione proposta da alcuni compagn* del Collettivo Autonomo Quibli.

Classi di Ferro
« Molti studenti, specie se poveri, sanno per istinto che cosa fa per loro la scuola: gli insegna a confondere processo e sostanza. Una volta confusi questi due momenti, acquista validità una nuova logica; quanto maggiore è l’applicazione, tanto migliori sono i risultati; in altre parole, l’ escalation porta al successo. In questo modo si «scolarizza» l’allievo a confondere insegnamento e apprendimento, promozione e istruzione, diploma e competenza, facilità di parola e capacità di dire qualcosa di nuovo. Si «scolarizza» la sua immaginazione ad accettare il servizio al posto del valore. »
(Ivan Illic, incipit ad “Descolarizzare la società”)

La scuola può essere considerata un elemento indipendente rispetto alla società? Rispetto al suo sistema produttivo e alle contraddizioni che genera?
Queste furono tra le domande che, in diverse scuole italiane del post-boom economico, fecero esplodere quello che chiamiamo il conflitto generazionale del 68 e che oggi i media mainstreem cercano di liquidare come “rivolta giovanile (e sotto sotto giovanilistica)” per isolarla da ogni aspetto sovversivo e contraddittorio. Infatti quello che avvenne è diventato materiale spicciolo e folkloristico quasi di intrattenimento (i vari Scamarcio coi 6 politici, Mao si Gesù no, secs drog end roc en roll). Non è lo stesso per quelle domande. La scuola di oggi è ancora classista, come non lo è stata mai prima.
La scuola di oggi non forma e dice di formare, dice di considerare la formazione come propedeutica all’inserimento nel mondo del lavoro, ed in realta educa solamente a quello, la questione dell’istruzione scolastica si allaccia sempre alla questione del sistema produttivo, e spesso dev’essere accompagnata da qualce monito del tipo: “Sei in ritardo? Pensa cosa ti farebbero al lavoro! Mi chiedo perchè qua vi debba andare tutto così bene ragazzo, eh ma io sono buono voglio insegnarti cos’è la vita ti spedisco dal preside ti faccio lavare la mia macchina e poi di boccio, toh brutto stronzo!”. Specialmente negli istituti tecnici e professionali, ma ormai anche nei licei, si tratta sempre di adeguarsi ad un determinato tipo di carriera professionale e di educare ai valori della classe dominante, colonizzare le menti del proletariato giovanile con materie spesso inutili che spesso non si adattano nemmeno ai ritmi personali dello studente, producono confusione e disagio e spesso non portano nemmeno a risultati concreti, e trovano il loro senso ed una giustificazione al massimo grazie alla stupida ideologia lavorista secondo la quale tutto ciò che è lavoro è utile alla soddisfazione personale, mentre in realtà soddisfa solo il padrone e le esigenze dell’odierna società turbocapitalistica. La scuola di oggi forma il futuro lavoratore obbediente, sottocupato, precario, ricattato e ricattabile, da utilizzare come e quando si vuole a seconda dei tempi di produzione, riproduzione (e delle crisi ovviamente) del capitale.
Avete notato che la riforma gelmini è iniziata proprio quando cominciò questa crisi? Il sistema economico politico ha dovuto riformulare il sistema educativo proprio quando iniziava ad entrare in crisi per renderlo adatto alle sue nuove attitudini. Anche le bocciature sono aumentate, come i 5 in condotta (che con la riforma Gelmini sono diventati il mezzo preferito dei professori più reazionari per castigare i compagni, e reprimere ogni forma di opposizione), a diminuire sono state solo le possibilità di trovare un lavoro dopo la maturità, come anche il numero degli immatricolati (dati MIUR e CUN).
Insomma la scuola di oggi non trasmette virtù e conoscenza, è una scuola di precari che formano precari, non trasmette passioni concrete, punta alla quantità dei programmi non alla qualità, abdica la storia contemporanea creando nuovi cittadini senza memoria, senza storia. Si sta per giungere ad un livello in cui il grado scolastico di una persona dipenderà dal reddito, dalla Classe sociale.

 

INDOTTRINAMENTO SCOLASTICO: COME DISTRUGGERE IL CONCETTO DI FORMAZIONE IN QUATTRO CONFERENZE

In molti avranno pensato che con i giornalisti di Sky Sport che l’anno scorso si presentarono all’Olivelli sputando le peggiori falsità sul mondo ultras e ritenendosi i salvatori del calcio (pur essendo una parte integrante del profitto e delle lobby che hanno distrutto questo sport), lo squallore delle conferenze da proporre agli studenti delle scuole superiori camune abbia raggiunto il massimo storico.
Bisogna tuttavia ricredersi dal momento che l’attuale annata ci ha riservato e ci riserverà incontri decisamente allo stesso livello, se non peggiori.
Nel corso dell’ultimo anno scolastico, infatti, il Liceo Camillo Golgi di Breno e l’ITSS Olivelli di Darfo sono stati teatro di penose (per non dire ridicole) conferenze, sostenute da antiabortisti/antieutanasisti, imprenditori del “Rotary Club”, rappresentanti della Banca di Valle Camonica e chi più ne ha più ne metta.
Questi incontri, che secondo le circolari avrebbero dovuto avere un scopo formativo ben definito (ad esempio quello di “orientare nel mondo del lavoro”), si sono dimostrati uno strumento di indottrinamento ideologico bello e buono.
Il primo di questi fatidici incontri, si è tenuto l’8 Dicembre presso il Liceo di Breno ed ha avuto come ospite il noto neurochirurgo Massimo Gandolfini, nonché “Consultore neurochirurgo della Sacra Congregazione per le Cause dei Santi presso la Santa Sede”.
La conferenza, dopo un breve momento di riflessione sulla bioetica e di spiegazione di definizioni di alcune patologie, si è rapidamente evoluta in un delirio mal argomentato e apertamente schierato contro l’aborto e contro l’eutanasia; senza lasciare alcuno spazio alle obiezioni di numerosi studenti che oltre a lecite domande sull’argomento, avrebbero voluto esprimere il loro dissenso riguardo a numerosi concetti sentenziati dal primario, tra i quali vogliamo ricordare, poiché causa di numerosi mal di pancia e pruriti alle mani dei presenti studenti: “ Stefano Cucchi è un esempio di eutanasia, anche lui si è lasciato morire in carcere”.
Il secondo di questi incontri si è svolto nell’Aula Magna dell’Olivelli di Darfo tenuto da rappresentanti della Banca di Valle Camonica.
La prima critica che sorge spontanea da un incontro come questo è legata alla tecnicità e alla difficile comprensibilità; infatti, nonostante la presenza anche di studenti frequentanti il corso COS*, solo gli studenti di Ragioneria (nel cui corso è previsto lo studio di Economia Aziendale) hanno avuto modo di comprendere e trarre beneficio da una spiegazione così tecnica e settoriale. Gli altri studenti, esclusi dall’aspetto tecnico dell’incontro, hanno potuto esclusivamente ascoltare becere esaltazioni del ruolo del banchiere nella società e della possibilità per tutti di accedere a questo mondo, solo grazie all’impegno e ai titoli di studio. Non è ridicolo sentirsi dire ciò, dal momento che proprio le banche sono tra i maggiori responsabili della crisi che esiste e che sta facendo inginocchiare un’intera generazione (titoli di studio o meno)?

Ma a quanto pare la crisi non esiste e grazie al solo impegno e ai giusti titoli di studio, ogni problema economico ed occupazionale cessa di esistere. Riflessione cara anche ad un altro gruppo di imprenditori ed esponenti dell’élite borghese camuna, quello del “Rotary Club”, che è stato protagonista di un altro di questi incontri, tenutosi alla sede del BIM di breno sabato 8 marzo e offerto agli studenti del liceo Golgi, in quanto “futura classe imprenditoriale”.
Il Rotary Club è un’associazione di industriali che da tempo si occupa di ipocrite azioni benefiche (e sul concetto di benefico che esprimono avremmo qualche dubbio…), dalla costruzione di un ospedale in Guinea Bissau(Clinica BOR) al “Memoriale delle vittime del Terrorismo e della Violenza Politica”.

Di certo non possiamo che esprimere ribrezzo dinnanzi al tentativo del capitale, all’interno dei suoi disegni di sfruttamento e di prevaricazione, di apparire all’opinione pubblica come un ceto di persone benestanti ma oneste. Riteniamo che la beneficenza non si ottiene con qualche raccolta fondi che nemmeno si avvicina al reddito di coloro che fanno parte di questo “club”, ma che senza giustizia sociale e soprattutto senza uguaglianza la beneficenza non è altro che una colossale presa in giro alla quale non possiamo sottostare. Presa in giro che ci fa incazzare (concedeteci il francesismo) ancora di più, dal momento che assistiamo a nuovi sfratti per le famiglie in difficoltà, all’aumento della povertà e della disoccupazione giovanile e non, a numerosi tagli e privatizzazioni nel settore pubblico e al perseguimento costante di politiche di austerità da parte di tutti i governi degli ultimi anni che NOI (e sottolineiamo NOI, non loro) siamo costretti a subire.
Dinnanzi a degli incontri di questo tipo gli interrogativi sono tanti.
Il primo è: Come mai questi incontri trovano sempre spazio nelle scuole? Perché queste persone, palesemente di parte, vengono continuamente invitate a tenere conferenze per gli studenti? Perché se vengono inoltrate richieste di incontri differenti su iniziativa studentesca, nei peggiori dei casi, ci si imbatte in un iter burocratico infinito che porta alla sepoltura di ogni proposta?
Una risposta a questi quesiti ha bisogno di una premessa.
Siamo coscienti del fatto che la situazione degli studenti in questi anni è radicalmente peggiorata e sappiamo che le prospettive future a livello occupazionale sono preoccupanti per tutti (tranne i soliti noti).
Sintomo di una situazione di questo tipo sono le numerose lotte studentesche e sociali che hanno investito la penisola nell’ultimo biennio, che si sono riunite il 19 Ottobre nella capitale e che verranno ribadite con la nuova chiamata del 13 Aprile.
In una situazione di questo tipo il capitale, come lo stato stesso, si difendono con i propri mezzi e uno di questi è proprio l’indottrinamento ideologico.
Parlare nelle scuole è un’enorme responsabilità, significa comunicare con decine (se non centinaia) di studenti, molti dei quali sottovalutano l’importanza di questo tipo di incontri, assorbendo senza criticità le assurdità proferite. Vogliono farci credere che questa economia, basata sulla disuguaglianza e la prevaricazione sociale, è giusta. Che tutti potremmo avere uno spazio tra il ceto benestante della società.

NOI NON CI STIAMO!

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Vivendo ogni giorno gli effetti della crisi non possiamo che cercare di aprire gli occhi a tutti coloro che partecipano a questi incontri fidandosi di chi ci dice che Stefano Cucchi si è lasciato morire, che diventare uno sfruttatore è l’ambizione più nobile per uno studente, che la crisi non esiste, che le banche private sono il motore della società, che il nostro obiettivo deve essere quello di arrancare all’interno di questa economia e non di cambiarla.
Riteniamo che la risposta a tutto ciò, ancora una volta, passi per la solidarietà (ma quella vera!), nelle piazze, nelle lotte e nella voglia di ribadire ancora una volta il nostro no a questa società per la quale un posto per tutti, nonostante vogliano farci credere il contrario, non esiste.

La Banca Valle si ripresenterà il 28 Marzo per un nuovo incontro, questa volta per insegnare agli studenti a difendersi dalle frodi e dalle truffe. Non ci insegnano invece a difenderci dalle banche stesse che, basandosi sul principio del profitto, hanno determinato la rovina di milioni di persone?

Collettivo Studentesco Camuno

(*): Costruzioni Ambiente e Territorio, ex-geometri.

 

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SIAMO TUTTI NELLA STESSA VALLE: TERRORISTA È CHI DEVASTA, INQUINA E MILITARIZZA I TERRITORI

Circa 600 imputati, più di un migliaio di indagati, decine di persone sottoposte a varie restrizioni (obbligo o divieto di dimora, foglio di via), multe da centinaia di migliaia di euro, un processo contro 53 no tav condotto in un’aula bunker, diversi compagni da mesi agli arresti domiciliari. In questi numeri si può leggere l’accanimento repressivo contro il movimento no tav. Nella crociata condotta dalla Procura di Torino si è aggiunto ad agosto un nuovo capitolo: no tav indagati per “attentato con finalità di terrorismo” – e sottoposti per questo a misure restrittive – per una delle tante passeggiate di lotta contro il cantiere di Chiomonte.

Dopo mesi di criminalizzazione mediatica, arriviamo al 9 dicembre, quando quattro notav (Chiara, Mattia, Claudio e Niccolò) vengono arrestati su mandato della Procura di Torino perché accusati di aver partecipato ad un’azione contro il cantiere avvenuta nella notte fra il 13 e il 14 maggio. Un’azione che, come già accaduto nelle pratiche del nostro movimento, aveva danneggiato alcune attrezzature del cantiere. Per la Procura di Torino si tratta di “attentato con finalità di terrorismo”. Per noi si tratta di una legittima resistenza. L’accusa di “terrorismo” comporta delle pene molto pesanti. Ma nell’inchiesta della Procura torinese si va ben oltre: vengono utilizzati per la prima volta in Italia articoli che definiscono “terrorista” qualsiasi forma di resistenza a quanto deciso dai poteri economici e politici. Ogni imposizione dello Stato, secondo i Pm Rinaudo e Padalino, ammette tutt’al più la lamentela, ma non l’opposizione attiva. Insomma, in questo tentativo di attaccare frontalmente il movimento no tav si sperimentano dei modelli che potranno essere applicati in futuro ad ogni forma di dissenso reale. Ne va della libertà di tutti.

Oggi abbiamo anche in Vallecamonica un esempio lampante di come il capitalismo stia procedendo indisturbato nella devastazione dei territori portandosi dietro una scia di malattie e morte che colpiscono tutti, mentre i profitti sono sempre per pochi. A Forno Allione è in corso un disastro ambientale. Sono stati abbandonati ceneri e residui di bauxite con elevate concentrazioni di cianuri e floruri da un’azienda fallita dopo aver licenziato tutti i suoi lavoratori. Rivoli di acqua inquinata si muovono verso il fondo valle ad ogni precipitazione. Dalla Tav ai rifiuti ci stanno avvelenando e lo fanno utilizzando i nostri soldi e il nostro sudore.

 I principali luoghi comuni sul TAV, ovvero perché siamo NOTAV.

SENZA LA TORINO-LYON IL PIEMONTE SAREBBE ISOLATO DALL’EUROPA.

In realtà il Piemonte è già abbondantemente collegato all’Europa e soprattutto attraverso la Valle di Susa. In questa valle esistono già due strade statali, un’autostrada e una linea ferroviaria passeggeri e merci a doppio binario. Esiste perfino la cosiddetta autostrada ferroviaria (trasporto dei TIR su speciali treni-navetta). Sono tutte linee di collegamento con la Francia attraverso due valichi naturali (Monginevro e Moncenisio) e due tunnel artificiali (Frejus ferroviario e autostradale). Il tutto in un fondo-valle largo in media 1,5 km ! A fatica ci sta anche un fiume, la Dora Riparia, che di tanto in tanto va in piena…

LE LINEE FERROVIARIE ESISTENTI SONO SATURE.

In realtà l’attuale linea ferroviaria Torino-Modane è utilizzata solo al 38% della sua capacità. Le navette per i TIR partono ogni giorno desolatamente vuote. (Ma sono state riscoperte e prese d’assalto nel periodo di chiusura del Frejus per incendio). Il collegamento ferroviario diretto Torino-Lyon è stato soppresso per mancanza di passeggeri.

LA LINEA E’ QUASI TUTTA IN GALLERIA. CHE MALE FA?

In realtà fa malissimo. Il tracciato prevede una galleria di 23 km all’interno del Musinè, montagna molto amiantifera. La talpa che perforerà la roccia immetterà nell’aria un bel po’ di fibre di amianto. Invisibili e letali. Il vento le porterà dappertutto. Il foehn le porterà fin nel centro di Torino. Respirare fibre di amianto provoca un tumore dei polmoni (mesotelioma pleurico) che non lascia scampo. L’amianto è un materiale fuori legge dal 1977. Scavare gallerie in un posto così è illegale e criminale. E ancora: il tunnel Italia-Francia di 53 km scavato dentro al Massiccio dell’Ambin incontrerà (oltre a falde e sorgenti che andranno distrutte) anche roccia contenente uranio. E ancora: una linea in galleria si porta appresso tante gallerie minori, trasversali a quella principale. Si chiamano gallerie di servizio, o più simpaticamente, ‘finestre’. Ce ne saranno 12! Con altrettanti cantieri, tutti a ridosso di centri abitati. Sarà un inferno di rumore, polvere, camion avanti e indietro per le strette vie dei paesi, di giorno e di notte, per 15 anni almeno. E ancora: la perforazione di tratti montani così lunghi vicino a centri densamente abitati potrà prosciugare le falde idriche e gli acquedotti, come accaduto per le gallerie TAV del Mugello, oggetto di processi per disastro ambientale.

QUEST’OPERA FA BENE ALL’ECONOMIA, PERCHE’ METTE IN MOTO CAPITALI PRIVATI.

In realtà il costo stimato di 20 miliardi di euro è tutto a carico della collettività. Tutto denaro pubblico, ma affidato a privati, secondo la diabolica invenzione del general contractor.Garantisce lo Stato Italiano. Nessun privato ci metterà un euro, soprattutto dopo l’esperienza del tunnel sotto la Manica che ha mandato in fallimento chi ne aveva acquistato i bond. I tantissimi soldi che servono a quest’opera verranno tolti alle linee ferroviarie esistenti (già disastrate), a ospedali, scuole, e a tutti i servizi di pubblica utilità, e allo sviluppo delle energie rinnovabili destinate a sostituire il petrolio. E ancora: è già previsto che la nuova linea ferroviaria Torino-Lyon avrà altissimi costi di gestione e che sarà in perdita per decine e decine di anni. E ancora: nonostante la maggior parte del tracciato sia in territorio francese, il governo italiano si è impegnato a sobbarcarsi il costo dei due terzi della tratta internazionale (Borgone – St.-Jean-de-Maurienne). Ogni giorno spendiamo 30000 € per mantenere l’apparato militare che difende il cantiere dai cittadini della Valsusa, ora la mafia può usare lo stato per difendere i suoi interessi. Tanto paghiamo noi.

 

Oggi hai la possibilità di fare un’offerta per le spese legali dei ragazzi processati.

Domani potrai prendere parte a questa lotta o potremmo smettere di farci avvelenare in silenzio e prendere esempio dal popolo resistente della Valsusa.

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OPEN DAYS: QUANDO LA SCUOLA DIVENTA UN’AZIENDA INCATENATA DALLE LOGICHE DELLA CONCORRENZA

La scena è paradossale, un epic fail in piena regola: lo schermo della Tv locale sta trasmettendo in diretta l’ennesimo “servizio informativo – pubblicitario” dell’ennesimo istituto scolastico a caccia di iscritti, ma, proprio simultanei, si presentano due scenari opposti. Mentre la voce fuori campo elenca le tecnologie all’avanguardia di cui dispongono, la telecamera mostra agli spettatori un arsenale di tubi catodici e PC d’altri tempi. Un’immagine, insomma, che dovrebbe appartenere ormai ai video di repertorio, buona solo per gli appassionati di quel vintage che va tanto di moda. Strumentazioni moderne, dicevate? Tempismo perfetto, direi. L’effetto immediato, insomma, è di quelli del “Rido per non piangere”. Non tanto per l’infelice coincidenza, quanto per il fatto che servizi del genere, a promuovere una scuola piuttosto che un’altra, sono diventati la normalità, per non dire una necessità.
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Il teatrino degli “open days” di quelle che in gran parte sono ancora “scuole dell’obbligo” si ripete ormai da anni, sempre più dispendioso e meno credibile la fiera dell’ipocrisia sulla pelle dell’istruzione pubblica.
Succubi delle conseguenze della riforma Gelmini, che si è concretizzata in tagli sostanziali a finanziamenti e personale in una logica tutta economicistica e per nulla educativa, i presidi si trovano a dover intraprendere la caccia all’iscritto. Concorrenza spietata tra scuole, dunque, nata dalla necessità di superare l’assurdo limite minimo di alunni per classe imposto dal Decreto. Con meno di 27 studenti ciascuna, infatti, le sezioni non possono costituirsi e, a lungo andare, gli istituti rischiano di chiudere. E se questo già di per sé ci dimostra ancora una volta quanto l’istruzione venga valorizzata nel nostro Paese, vedere su quali basi finisce per giocarsi il marketing delle iscrizioni è ancora più desolante.

Basta tornare al servizio televisivo di cui sopra, ai volantini su carta patinata, alle fantomatiche aule informatica che spuntano, guarda un po’, proprio nel giorno dell’open day, per capire di cosa stiamo parlando. Trovo difficile, nella maggior parte dei casi, chiamare ancora questi eventi “Orientamento”. Più che per presentare agli studenti i vari indirizzi e rendere loro affascinante questo o quel percorso educativo, perché risponde davvero a delle esigenze e passioni, infatti, le scuole stanno sfoderando le loro armi migliori per accaparrarsi più iscritti. Che siano interessati davvero o no, poco importa, basta che i finanziamenti per salvare il salvabile arrivino anche quest’anno. E allora, che si dia inizio alla gara del chi mente meglio. Per necessità, costretti, ma è pur sempre questo ciò che avviene. Ecco allora una carrellata di risorse materiali, quasi inesistenti, che per l’occasione la scuola si vanta di offrire: lavagne elettroniche provviste di tutti i gadget, meno i professori in grado di usarle; computer da rievocazione storica, o, se di recente acquisto, dei quali non si sa che farsene; laboratori scientifico-tecnici dotati di strumentazioni da pachidermi, e via così.

È vivendo queste carenze ogni giorno che, ogni anno in periodo pre-iscrizioni, sorge lo stesso dubbio. Quando i professori vengono disperati ad implorare la nostra collaborazione perché con bei discorsi si convincano genitori e figli dell’efficienza di una scuola nella quale, in realtà, siamo sopravvissuti quasi solo grazie al nostro impegno, viene spontaneo chiedersi se, anche per quest’anno, saremo disposti a dimenticarci per un giorno del riscaldamento che non funziona, delle finestre che non si chiudono, delle scale antincendio inesistenti, delle fotocopie sempre più care, della connessione sempre più lenta. Ci si sente tenuti sotto scacco, perché, nonostante tutto, alla scuola molti di noi tengono ancora e credono che il suo valore non debba essere perso. Ma allora, non sarebbe forse il caso di evitare l’ipocrisia e puntare a valorizzare ciò che i nostri istituti possono ancora offrire realmente? Smetterla con gli investimenti irrisori, di facciata (sicuramente l’edificio ne ha giovato, ma i muri ritinteggiati in vista dell’open day sono proprio come l’asfalto rifatto prima del giro d’italia….), e far capire invece agli studenti cosa significhi studiare in quella scuola, quale impegno comporti e, soprattutto, quale ricchezza trasmetta?

Credo che, in tempi di crisi affrontati sempre e comunque con tagli alle nostre prospettive per il futuro, sia necessario sfruttare proprio questi momenti di esposizione mediatica per far sentire la nostra voce. Da un lato, per mostrare una scuola che vuole e può ancora offrire tanto, ma che ad oggi può farlo solo grazie alle persone che ne fanno parte (in primis noi ragazzi che, nonostante gli edifici fatiscenti e la totale mancanza di sicurezza, l’abbiamo scelta perché ne abbiamo capito, o almeno sperato, il valore profondo). Dall’altro, appunto, per evitare illusioni, per rendere consapevoli fin da subito gli studenti in entrata e le loro famiglie della lotta quotidiana che dovranno affrontare se vorranno rivendicare il loro diritto allo studio e forse, coscienti e attivi in questa azione così fondamentale, iniziare a conquistarlo.
È solo con una visione oggettiva della situazione in cui si trova l’istruzione italiana che, propositivi in una lotta condivisa, studenti ed insegnanti potranno evitare una concorrenza tra scuole a colpi di scale antincendio e carta igienica. L’essenziale, insomma.

 

Appunti contro la grande distribuzione

Proponiamo di seguito il resoconto di un’esperienza, un umile racconto breve ricco di contenuti interessanti contro la grande distribuzione. Gli obiettivi sono quelli di spingere ogni persona a riflettere e a predisporre interessanti spunti su cui discutere. Vengono toccati temi che riguardano da vicino ognuno di noi, dalle metodologie subdole del capitalismo, all’emarginazione di chi non si rifà a certi stili di vita imposti, agli stereotipi sessisti impiegati nai messaggi pubblicitari, che sono tutt’altro che scomparsi. Il titolo, che a molti apparirà strano, fa riferimento ad un pezzo dei Kalashnikov (Gruppo Punk), che è stato il reale spunto che ha portato alla stesura del testo riportato di seguito. Sperimentando un metodo alternativo di analisi politica e sociale, vi auguriamo una buona lettura. Collettivo Studentesco Camuno.

Sonja contro la grande distribuzione

Sono stanco, ansioso e in preda ai più devastanti postumi da sbronza molesta. Si tratta di una di quelle domeniche del cazzo, di quelle di metà Dicembre, dove il freddo comincia davvero a fare lo stronzo e coprirsi non serve a un cazzo. Questa stronza di aria gelida mi si insidia tra le articolazioni che ancora rallentate si lamentano, ma io non le ascolto. Non ascolto il freddo, non ascolto il mal di testa, non ascolto le mie paranoie. Oggi ho una missione, una di quelle di cui il resto del mondo se ne strafrega, ma per me è quasi questione di vita o di morte. Oggi affronto una delle paure più terribili, oggi affronto la grande distribuzione. I miei eroici piani non sono il frutto di una grande progettazione, ho solo bisogno di una birra per riprendermi e il luogo più vicino è questo schifo di posto. Quale occasione migliore per affrontare il mostro se non questa? Quale occasione migliore per distruggere una volta per tutte il panico da grande distribuzione?
Giuro, finisco la paglia ed entro.
Addosso. Veloce, rapido, incappucciato verso il mio obiettivo e nessuna distrazione, nessun dettaglio da prendere in considerazione per non entrare nel panico più totale. Il destino mi ha portato ad affrontare questa sfida nel periodo peggiore, siamo sotto le feste cazzo. Tutto straborda di lucine schifose, di addobbi del cazzo, di gente rincoglionita ed esaltata. Il delirio figlio del capitale e del consumismo raggiunge livelli osceni, colpisce tutti in modo trasversale e ogni cazzo di stronzo che vedo entrare non sembra rendersene conto. Mi perdo ad osservare un bambino che oppone una solida resistenza ai genitori che, stringendolo pesantemente per le braccia, lo strisciano dentro, promettendogli qualche gelato del cazzo se la smette di cagare il cazzo ai suoi vecchi con le sue ossessive lamentele.
Piccolo compagno io ti capisco porcaccioiddio, prendiamo le bombe e radiamolo al suolo sto posto di merda.
Rincuorato dal bambino faccio un grosso respiro, ed entro nella bocca spietata del mostro. Si aprono da sole ste porte del cazzo, ti vedono arrivare e si spalancano.
L’inferno ti aspetta, visitatore del cazzo, prepara il portafoglio e non uscire se non hai comprato qualcosa in ogni spaccio di merda. Entra nella mia pancia per nutrirti di cazzate che ti rincuorano, che non ti rendi conto che sono l’unico che si nutre quando lo fai.
Non va bene cazzo, sono appena entrato e mi è già arrivata la prima paranoia. Devo difendermi, devo difendermi, devo difendermi.
La gola del mostro è decisamente più terribile della bocca. C’è sto cazzo di albero di natale enorme e pieno di luci, l’unica possibilità di tranquillizzarmi e bloccare la mia paralisi troppo anticipata è pensare che il grande albero stia per prendere fuoco. Penso al fumo, alle fiamme, alla gente che scappa.
Scappate stronzi, scappate dal chaos, andate nelle vostre casette di merda a raccontarlo alle vostre famiglie. Andate a vivere la vostra vita perfetta del cazzo fatta di tranquillità, che lo spettacolo me lo godo anche da solo, che a me il chaos piace cazzo.
Passo veloce, nascondersi tra la folla. Ma nascondersi da chi cazzo? C’è veramente un’anima infernale nel posto? Un entità pensante che muove questa macchina di morte? Non capisco da chi mi nascondo ma lo faccio cazzo, e procedo senza farmi vedere dal nemico.
Il secondo spettacolo raccapricciante è un recinto di merda, in mezzo al cazzo, che ti blocca la strada. Dentro ci sono due tizie vestite da elfo, abbastanza bizzarre per la gioia dei marmocchi e abbastanza provocanti per la gioia dei padri e nonni tiraseghe del cazzo. Sradicano tutta l’ipocrisia che hanno in corpo, che chissà dove cazzo la trovano, per far divertire sti bambini di merda. Chissà se lì in mezzo c’è il compagno che ho visto all’entrata. Chissà se ha tradito e si è concesso un po’ di paradiso artificiale per stronzetti oppure ha resistito nel suo boicottaggio sedendosi su una panchina e cacciando un muso da incazzato a tutti quelli che passano.
“Capricciosi”, “bambini difficili” li chiamano sti marmocchi. Capricciosi un cazzo, resistono loro cazzo. Non vogliono una vitaccia come quella dei grandi. Se ne sbattono di ciò che il capitale fa apparire come fondamentale, hanno ancora l’umanità per preferire una partita a pallone a un tour in mezzo a sta gente del cazzo.
Non tradire compagno, lo so che non sei lì.
Il 1984 è arrivato. Non è arrivato con un colpo di stato e trombe squillanti, si è infiltrato subdolamente nelle teste di questa gente. Venite a dirmi che non è così, coppiette felici che cercate freneticamente un gingillo di natale da regalare a tutti i vostri contatti del cazzo. Venite a dirmelo anche voi, famiglie infelici che sfogate i vostri problemi iniettandovi ogni Domenica una dose di consumismo. Venite a ribadirmelo anche voi, lavoratori sfruttati cacciati in sto inferno anche la Domenica, senza un giorno di riposo per vivere davvero. Ci siamo dentro cazzo. E lo capisco dalle scale che vanno da sole, dalle porte che si spalancano in automatico. Sento ancora il mostro che mi parla.
Devi smetterla di agire, di pensare, non devi avere spazio. Qui ti muovi come dico io nel modo che voglio io. Io sono il mostro, ti convinco di essere qui per le TUE esigenze, per nutrire la mia insaziabile fame. Siete dei parassiti del mio corpo, il vostro compito è solo quello di far girare sta merda di sistema e nemmeno lo sapete. Ho vinto io.
Non hai vinto cazzo, io sto ancora camminando. Sguardo basso, leggere occhiate ai negozi laterali. Intravedo un mega cartellone pubblicitario con una ragazza seminuda spiaccicato su una vetrina per attirare più persone possibili. La tizia tiene un tecnologico marchingegno per le pulizie in mano e sotto di lei c’è una scritta enorme, ma veramente enorme cazzo, dell’azienda produttrice.
Che effetto ti fa essere un oggetto strumentalizzato dal capitale per il raggiungimento di chissà quale obiettivo economico? Ti fa piacere magari? Pensi davvero che questo debba essere il tuo ruolo?
Starai sicuramente bene, ma starai bene perché non lo capisci. Cazzo. La cavalcata prosegue, ormai ci sono. Mi trovo tra gli scaffali e i carrelli e navigo verso il mio obiettivo. Continuo a nascondermi, cazzo. Di corsa, prendiamo quella che costa di meno e via.
“Offerta speciale al reparto dolciumi: Per natale sconto del 20% su tutti i prodotti”.
Questa voce è devastante, vorrei non sentirla, vorrei tapparmi le orecchie, vorrei prendere a sassate i megafoni.
Attaccatevi tutti alla televisione questa sera, per guardare un film natalizio del cazzo che spieghi bene la vera essenza solidale e caritatevole del natale per autogiustificarvi tutto sto schifo, e mi raccomando fatelo rimpinzandovi di panettoni di natale, ricordatevi che c’è lo sconto del ventipercento cazzo. Volete perdere l’occasione?
Vaffanculo cazzo, pezzi dimmerda. Il momento della cassa.
Faccio la fila rispettando la regola “chi prima arriva prima si leva dal cazzo”. Poco importa se ho solo una cazzo di bottiglia in mano, nessuno si sogna di farmi passare. è natale cazzo, dobbiamo essere tutti frenetici e andare a festeggiare. Gli occhi scavati della cassiera mi guardano:
“Vuoi una borsina?” “No, non ti preoccupare.”
Perché dovrei volere una borsina cazzo, pensi che abbia problemi ad aggirarmi in mezzo alla piccola borghesia domenicale con una bottiglia di droga in mano? Lo schifo mi circonda, ma è uno schifo socialmente accettato. Siamo noi reietti psicotici e illuminati che entrano a recuperare un cazzo di litro di birra scadente e a progettare la distruzione di massa il problema, cazzo. È tutto finito cazzo, ho pagato ed ho contribuito al benessere del mostro. Sono sicuro che nel linguaggio di tutti i rumori metallosi di sti cazzo di macchinari mi sta pigliando per il culo.
Ecco la porta, ce l’ho fatta, quasi mi metto a correre. Un agenzia viaggi volantina fuori dal proprio negozietto le più incredibili offerte per le mete di fine anno in qualche cazzo di paradiso esotico di merda. Il tizio si incammina verso di me.
Non darmi sto volantino cazzo, non ti conviene. Non ci provare nemmeno. Non costringermi a farti del male. Ti prego non darmi il volantino.
Arriva e me lo caccia in mano, ma col cazzo che lo prendo. Voglio prenderlo a calci in faccia ma rendendomi conto che tutto questo rallenterebbe la mia fuga mi limito a buttare fuori uno strozzato e debole “no,no, nessun volantino…” che quasi ci rimane male lo stronzo.
Guarda te sti stronzi alcolizzati, psicopatici della domenica, avrà pensato.
E mi fa piacere bastardo, perché preferisco appartenere ad una di quelle categorie che essere come te, come voi, come tutti, come me. Le porte si aprono. Raggiungo la macchina e piazzo un cd dei Kalashnikov. Vaffanculo cazzo. Mai più un incubo del genere.
Sonja contro la grande distribuzione.
Sonja contro la grande distribuzione.

Sogna, mio caro, contro la grande distribuzione perché per ora ho vinto io.

COMUNICATO DEI MEMBRI DELL’I.I.S OLIVELLI DEL CSC IN MERITO AI DISAGI DI SABATO 30 NOVEMBRE

Sabato 30 Novembre, all’Istituto Olivelli Putelli di Darfo, si sono riscontrati numerosi problemi legati al cattivo funzionamento degli sistema di riscaldamento.
Il disagio legato alle temperature troppo basse è stato dilagante nelle classi di ragioneria che, essendo esposte a sud, hanno sofferto un clima particolarmente freddo rispetto alle classi di Geometra e dell’Istituto Alberghiero nelle quali la temperatura è stata assolutamente tollerabile.
La situazione si è evoluta con un netto rifiuto da parte di alcuni studenti (intere classi) di entrare in aula per l’abituale svolgimento delle lezioni.
Il preside dell’istituto ha affrontato la situazione convocando in via straordinaria il consiglio di tutti i rappresentanti di classe, nel quale è stato esposta la natura del problema e come la questione è stata affrontata dalla dirigenza scolastica.
Secondo la sua versione, il problema non è stato legato agli impianti di riscaldamento interni alla scuola (che a detta di qualcuno del personale A.T.A. è stato cambiato pochi mesi a questa parte), ma bensì all’impianto di Pian di Borno che avrebbe rilevato una temperatura errata (di circa venti gradi), e avrebbe quindi determinato l’abbassamento di qualche grado attuato proprio dall’impianto esterno alla scuola.
La situazione è stata quindi affrontata tempestivamente e le temperature sono state ristabilite già alla terza ora, consentendo il normale svolgimento delle lezioni.
Di fronte alla situazione appena descritta, ci presupponiamo di fare alcune considerazioni (volutamente polemiche) in merito al piano di riscaldamento vigente e come i membri interni all’istituto del Collettivo Studentesco Camuno intendono affrontare il problema.

In primo luogo vogliamo far notare che non si tratta della prima volta che tale problema viene riscontrato. Esistono dei precedenti, e proprio per questo motivo, anche se la situazione Lunedì verrà risolta in via provvisoria, ci presupponiamo di inoltrare (come collettivo studentesco in totale autonomia, senza utilizzare l’intermediario dei rappresentanti d’istituto) una richiesta all’istituto per sollecitare chi di dovere ad affrontare seriamente il problema che non deve ripetersi nuovamente, poiché si è dimostrato un netto ostacolo al corretto svolgimento delle lezioni.
Quanto è accaduto ha dimostrato che il piano di riscaldamento è assolutamente fallimentare. Non è ammissibile che alcune classi abbiano temperature esorbitanti e altre un clima glaciale, ma bensì il livello di riscaldamento andrebbe ponderato alla posizione geografica delle aule, attraverso un impianto idoneo che per ora non esiste.

In secondo luogo ci impegnamo ad analizzare approfonditamente la situazione e ad impostare un deciso percorso di soluzione al problema, se questo si riproporrà in futuro.
In settimana valuteremo, consultando gli studenti di tutto l’istituto, se di fatto il problema è risolto o se si ripresenterà. Nel secondo caso, a questo punto molto probabile, indiremo un’assemblea pubblica aperta a tutti gli studenti, atta a decidere collettivamente le dinamiche con cui affrontare i problemi e i contenuti su cui lavorare.

Prendiamo quindi le distanze da ogni iniziativa spontanea che si potrà verificare domani (Lunedì 1 Dicembre).
Pur essendo infatti i principali sostenitori, partecipanti attivi e fautori delle iniziative a livello studentesco (non solo locali), riteniamo che azioni di questo tipo debbano essere studiate, e soprattutto devono esserci dei contenuti ben precisi e degli obiettivi chiari e coerenti, discussi dalla collettività. Ci mobiliteremo a questo proposito per costruire, con la partecipazione attiva di tutti gli studenti, delle precise mobilitazioni con questi contenuti. Invitiamo quindi ogni studente a non cercare soluzioni avventate e tempestive, ma a discutere prima l’idea con noi all’interno dell’assemblea pubblica che, come già anticipato, indiremo sulla questione già in settimana, PER ORGANIZZARE UNA SOLUZIONE EFFICACE E NON IMPROVVISATA.

Soddisfatti nel vedere che sta progressivamente nascendo una concezione di collettività e di autonomia all’interno degli studenti, grazie anche al nostro contributo, concludiamo il comunicato invitando qualsiasi studente particolarmente interessato alla nostra assemblea di domani pomeriggio alle ore 14:30 presso il nostro istituto, nella quale, in via informale, si può cominciare a ragionare la cosa.
Ritrovo alle 14:05 al Bar della scuola.

Un saluto a tutti,

I membri interni all’Olivelli del CSC

Manifestazione Studentesca 15/11/13

La mobilitazione del 19 ottobre a Roma ha portato in piazza una moltitudine di realtà provenienti da tutta Italia, quali il movimento per il diritto alla casa, NoTav, NoMuos, studenti, disoccupati, precari e tutti coloro che hanno deciso di alzare la testa di fronte a questo Governo delle “larghe intese”: Governo che applica alla lettera le imposizioni della BCE e non si fa carico delle sue responsabilità, instaurando un teatrino in cui a pagare sono sempre i soli cittadini.
Prima e durante la manifestazione il Governo ha militarizzato la capitale con fermi, perquisizioni e sequestri funzionali a creare un clima di tensione che è stato poi ingigantito dai mass-media che hanno influenzato l’opinione pubblica.
Ma al termine dell’iniziativa le stesse istituzioni hanno dovuto riconoscere il clima determinato e non violento della mobilitazione che è riuscita a smentire le previsioni nefaste.
La protesta ha visto una partecipazione di oltre settantamila persone che hanno dimostrato che non siamo intenzionati ad accettare ulteriori politiche di austerità e che vogliamo invece riprenderci tutto ciò che ci spetta e tutto ciò che ci è stato tolto.
A dimostrazione di questo, il corteo non si è semplicemente limitato a manifestare per le vie della città, ma ha deciso di accamparsi con le tende al termine del percorso a Porta Pia, dando prova della volontà di continuare l’assedio ai palazzi del potere anche nei giorni a seguire, per contrastare un Governo che si dimostra sordo e cieco di fronte ai reali problemi del Paese.
La grande determinazione del corteo ha visto il Ministro Lupi costretto a proporre ai manifestanti un incontro che si è svolto in data 22 ottobre.
Di fronte alle richieste dei movimenti di investire i soldi destinati alle dispendiose e inutili grandi opere per risolvere le problematiche relative agli sfratti per morosità incolpevole, il Governo ha risposto ribadendo le sue politiche di austerity e di incentivo alle grandi società immobiliari.
Anche a Brescia, in concomitanza con l’incontro, un centinaio di manifestanti si è riunito sotto la Loggia per dire che ad ogni sfratto seguirà un’occupazione, poiché il diritto alla casa è inalienabile per ogni essere umano.
Il 19 ottobre è stato il punto di partenza che ha lanciato mobilitazioni il 31 Ottobre a Roma e a Firenze che hanno nuovamente ribadito le richieste dei movimenti, mostrando ancora una volta la loro determinazione a non fermarsi davanti a nulla.
Noi studenti saremo di nuovo nelle piazze di tutta Italia il 15N, giornata del diritto allo studio, per riportare in ogni città d’Italia quelle parole d’ordine scaturite dal corteo romano.
MA QUALE CRISI, MA QUALE AUSTERITA’, IL 15 NOVEMBRE ASSEDIAMO LA CITTA’!
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TERZO STUDENT ANTAGONIST FEST @KAG /// CENA POPOLARE A CHILOMETRO ZERO & Live SYSMA+FRESK S.D+DJSET TRASH ANNI NOVANTA

Il Collettivo Studentesco Camuno è lieto di presentarvi…

La terza edizione del S.A.F (STUDENT ANTAGONIST FEST), ovvero la festa di autofinanziamento del CSC in collaborazione con l’associazione KAG di Pisogne.

Il Collettivo Studentesco Camuno è lieto di presentarvi…La terza edizione del S.A.F (STUDENT ANTAGONIST FEST), ovvero la festa di autofinanziamento del CSC in collaborazione con l’associazione KAG di Pisogne.La serata avrà inizio alle 20:30 con la Cena Popolare a chilometro zero, preparata abilmente dalla frangia culinaria del collettivo.
Prezzo 12 Euro, che saranno devoluti completamente al CSC.

Per prenotare non è sufficiente selezionare “partecipo” nell’evento facebook, ma bisogna contattare uno dei seguenti recapiti telefonici: 3935510509 (Andrea) o 3294229225 (Ugo). Prenotare preferibilmente entro Giovedì 14 Novembre, per motivi organizzativi.

Il menù previsto è il seguente:

PRIMO: Tagliatelle casarecce al sugo di noci.
SECONDO: Polenta e formaggio dalla Val Palot con verza in umido.
Dolce: Torte fatte in casa assortite.
Vino e acqua compresi e illimitati!

DALLE ORE 22:00 CONCERTI CON:

SYSMA+FRESK S.D (Rap Hardcore da Bologna)

A seguire:

DJ Trash anni Novanta from Berghem fino all’ultimo balander!

Ci trovate al Kag Pisogne, in zona industriale tra Pisogne e Piancamuno, ai piedi della Valle Camonica (BS)!

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